Press "Enter" to skip to content

La verità dell’ex capogruppo PdL Fiorito: “Mi hanno fatto fuori perché controllavo le spese folli”

"In un sistema economico come quello di oggi è vergognoso che noi abbiamo in mano simili cifre. Mi sento di aver avuto molti più soldi di tante altre persone, ma non mi sento colpevole di aver rubato nulla a nessuno". E' questo l'argine difensivo dell'ex capogruppo del Pdl al Consiglio regionale del Lazio, Franco Fiorito, indagato per peculato, in un'intervista a 'Porta a porta' in onda ieri sera su Rai Uno.

Anzi, Fiorito assicura di avere tentato di fare qualcosa contro il sistema che pompa soldi ai gruppi consiliari. Ed è proprio per questo, assicura, ora si ritrova a essere indagato: "Una settimana prima che mi sfiduciassero - afferma l'ex capogruppo del Pdl - ho scritto una lettera ai miei consiglieri. 'Sollecitato da alcuni colleghi, ho effettuato alcuni controlli, la situazione è insostenibile', ho scritto. Sono stato sfiduciato perché volevo controllare quei conti".

La lettera, spiega Fiorito, "l'ho consegnata solo ai giudici. C'è scritto: 'Ho proceduto a una serie di controlli sui documenti giustificativi delle spese effettuate trovando una situazione insostenibile con assenza totale di documentazione in alcuni casi. Scrivo sperando nella buona fede di ciascuno e nella capacità di ognuno di fornire risposte rapide. Per questo ho inviato una serie di missive per le quali attendo risposta immediata'. Questa è protocollata, firmata a mano per ricevuta da tutti i consiglieri regionali e dal presidente del consiglio". "Sono stato sfiduciato perché volevo controllare quei conti, perché i miei li ho versati tutti secondo la legge, altri no. Questa è la verità".

"In tre anni - ha continuato Fiorito - ho incassato, nel rispetto della legge, 500-600mila euro, ma sono tutti rendicontanti". Fiorito ha spiegato poi che sommando le indennità da consigliere, da capogruppo e da presidente di commissioni ai fondi che la Regione trasferisce ai gruppi per il rapporto eletto/elettore "avrei avuto diritto fino a 900 mila euro in tre anni ma non li ho percepiti tutti".

"Ma quindi prendete più di Monti e Napolitano messi insieme?", ha chiesto Bruno Vespa. "Purtroppo sì", ha risposto Fiorito. "Ho consegnato - ha precisato - quasi 6 milioni di euro di ricevute delle spese di tutto il gruppo ai magistrati che stanno indagando. Poi diranno loro se ci sono degli errori o meno, ma è tutto rendicontato".

Fiorito ha smentito di aver detto ai magistrati che la Polverini sapesse di tutto questo: "Il bilancio del Consiglio - ha sottolineato - è distinto da quello della Giunta. Il presidente del consiglio sono certo ne fosse a conoscenza, il presidente della giunta francamente non lo so. Non ho mai parlato di queste cose con la Polverini, non credo sapesse nulla".

Fiorito ha poi parlato di Battistoni: "E' una persona bieca e in malafede", ha detto. "Io sono stato indagato - ha spiegato - perché il mio successore è andato in banca ed ha scoperto bonifici all'estero e ha chiesto all'istituto di segnalare questi movimenti. Parte tutto da qui, da questa piccola vendetta politica".

Quanto agli assegni scoperti, Fiorito spiega: "Sono stato protestato non per mancanza di fondi. Ho firmato quegli assegni quando ero in carica in virtù della carica che ricoprivo da capogruppo. Sono stato protestato perché Battistoni ha detto alla banca che non li voleva pagare. Perché non c'era autorizzazione di firma. Ho lasciato un partito con 750mila euro in cassa". "Non c'è stata - ha aggiunto - una voce a spiegare che quelle spese se pur esagerate erano previste dalla legge".