"Vendola ha avuto coraggio" a dichiarare di voler diventare padre, "lo ammiro, ma al posto suo non l'avrei detto. Il desiderio di genitorialità dei gay è pure comprensibile, però ci sono i diritti di chi non ha voce, che direbbero di no. Ci sono anche i bambini".
Giuseppe Fioroni in un'intervista a Pubblico invita il Pd a prendere posizione sulle affermazioni di Nichi Vendola: perché "Se a un bambino o a una bambina chiedi se vuole 'papa' e mamma', ottieni una risposta scontata: sì. Senza dimenticare il concetto di famiglia di cui parla la nostra Costituzione".
E poi, "dentro il Pd c'è un orientamento prevalente, e si dà il caso che, una volta tanto, sia il mio. Si' al riconoscimento delle unioni di qualsiasi tipo. No ai matrimoni gay e no alle adozioni", per i quali "la società italiana non è pronta", osserva Fioroni.
"Se sta su queste posizioni, l'alleanza con lui è a rischio. Ma Nichi è troppo intelligente per rompere su questo punto, e sa perfettamente che una coalizione - conclude Fioroni - non si fonda né si sfascia su un tema che tocca la coscienza dei singoli parlamentari e di ogni singolo cittadino".
"Mi piacerebbe crescere un bimbo, una bimba, tanti bimbi. Non ho mai sopportato l'idea che questo mio desiderio potesse essere spettacolarizzato e strumentalizzato, ma non sopporto più l'idea di doverlo occultare", scrive Nichi Vendola in una lettera a Pubblico. "Mi chiedo scusa se mi uso per parlare di buona politica: e cioe' se parto da me per dire l'insopportabilità di vivere appesi a nessun diritto o a mezzi diritti, mentre - sottolinea Vendola - occorre rivendicare diritti interi ed eguali per tutti e tutte. Se non ora, quando?" "Non ho mai pensato ad un figlio come ad un giocattolo, ma come al più impegnativo dei compiti. Crescerlo, dargli sicurezza, ascoltarlo. Accoglierlo come soggetto pieno e non come una miniatura d'adulto", scrive Vendola nella lettera.
L'altra 'lettera aperta', quella di Fioroni al segretario Bersani, firmata dall'ex ministro dell'istruzione insieme ad altri 26 parlamentari democratici, pone il problema della "compatibilità" dei candidati alle primarie con il programma Pd: "Essendo primarie di coalizione riteniamo che i partecipanti delle altre forze politiche debbano presentare un programma compatibile e integrabile con il nostro". Obiezioni alle quali Pier Luigi Bersani sembra dare un peso relativo, il segretario del Pd si limita a ricordare che la carta d'intenti prevede le decisioni a maggioranza dei gruppi parlamentari, aggiungendo che a suo avviso la presenza di Nichi Vendola alle primarie è importante.
Il segretario democratico non vuole entrare in queste polemiche, al momento non è convocata nemmeno una riunione del coordinamento prima dell'assemblea del 6 ottobre e nei colloqui a quattr'occhi ripete a tutti che non si può non vedere la manovra in atto contro il Pd e che non si può prestare il fianco a chi vuole sbarrargli la strada verso palazzo Chigi. Bersani fra poche ore presenterà la squadra che lo affiancherà nella campagna elettorale per le primarie, per lo più giovani amministratori, e non vuole offrire sponda a quanti cominciano a nutrire dubbi sulla linea che lui ha tracciato lo scorso giugno, quando ha ufficialmente la propria corsa verso palazzo Chigi.
Ma il fermento nel partito cresce ogni giorno. Le parole di Nichi Vendola ("Escludo ogni alleanza pre, durante e post elettorale con Casini") non fanno che rafforzare i dubbi di un bel pezzo di Pd. D'altro canto, i rapporti con i centristi restano complicati, visto che la strategia di Casini diverge assai da quella di Bersani. Il leader centrista ha avuto modo di parlare a quattr'occhi prima con Walter Veltroni e poi con Massimo D'Alema, con i quali ha ribadito tutte le sue perplessità sulla strategia che il segretario democratico sta portando avanti. Ma gli stessi Veltroni e D'Alema, pare, avrebbero espresso più di una riserva sulla situazione nella quale il partito si trova, stretto tra gli strappi anti-montiani di Vendola e lo stallo sulla legge elettorale.