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Le lezioni di impunità del cavaliere montano la testa ai suoi dipendenti politici e creano il marchio doc del malaffare.

Nel Pdl gli scandali ormai sono quotidiani. Ma scandali veramente vergognosi. Gli uomini del Pdl forse erano ormai convinti che sono intoccabili ed erana nati sotto la guida attenta del loro maestro, l'ex primo ministro, che riteneva che lui non è processabile ed era meno uguale degli altri di fronte alla legge. Quindi i suoi parlamentari (suoi perché agivano come dipendenti), consiglieri degli enti locali ed altro, pensavano che i soldi pubblici una volta in mano loro non lo erano più e diventano privati ed usati dal più furbo e il più protetto dai vari sottoposti di Belursconi che con le faide interne ed esterne hanno creato un apparato di malaffare superiore a quello dell'era tangentopoli. Con una differenza: allora quasi tutti i politici cercavano di fare soldi per i partiti e pochi altri per se stessi. Invece le lezioni di oggi non sono più così: ora, prendi i soldi e  falli scappare, specialmente all'estero.

E questa tremenda realtà, con la crisi che attanaglia le famiglie italiane che ormai si trovano costrette a ritirare i figli dalle scuole perché non hanno la possibilità di comprare il necessario per lo studio, l'orrendo caso Fiorito, con le foto di festini in costume, sveglia tutti e fa capire chi è questa gente, a che partito appartengon.

Lo sconcertante scandalo del Pdl laziale, che a confornto di quello della Lega appare all'acqua di rose, porta in dote uno sciame sismico che scuote dalle fondamenta un partito, il Pdl, da settimane alle prese con la candidatura fantasma di Silvio Berlusconi e le lacerazioni sempre più evidenti fra ex An e ex Forza Italia.

Polverini dalla guida della regione Lazio, tanto da indurre Silvio Berlusconi a intervenire. La questione del crescente malumore dell'area ex An non può più essere liquidata come beghe di partito e così il Cavaliere si è occupato anche del dossier 'scissione'. Niente di definitivo, viene assicurato, nessuna minaccia esplicita, ma certo il problema esiste e non è più sufficiente - spiega una fonte ex An - la mediazione messa in campo ormai da settimane dal segretario Angelino Alfano.

Per il Corriere della Sera, il messaggio del Cavaliere alla Polverini è chiaro: "Bisogna resistere, non possiamo mollare adesso. Fai bene a chiedere pulizia, e stiamo tutti lavorando per questo". "Nel meritodella questione  - sostiene il Corsera - l'ex premier è entrato poco, perché tutto vuol fare tranne che infilarsi in quelle che ritiene brutte faide locali, ma il timore di un effetto a catena per le eventuali dimissioni della Polverini lo ha ben presente: 'A quel punto, immaginatevi i contraccolpi in Lombardia... E tra pochi mesi si vota anche a Roma, sarebbe un disastro', le considerazioni fatte con i suoi".

Una lettura dei quotidiani, oggi, conferma le distanze fra le due anime del partito. Franco Frattini, ex ministro degli Esteri, in una un'intervista al Messaggero, parla di "ingordigia" e di "abisso di immoralità". Si è prodotto, dice un meccanismo diffuso di ruberie, di approfittamento personale e di sfrontatezza".

"Tutto quello che si fa - continua - rischia di essere solo la rincorsa dell'emergenza. Polverini ha fatto molto bene a minacciare le dimissioni e a tagliare venti milioni di finanziamento ai gruppi, ma non è una risposta strutturale".

"Fiorito e Battistoni hanno dossier l'uno contro l'altro che fanno emergere lotte fratricide interne al Pdl laziale", "tutto questo impone una risposta con misure immediate di azzeramento dei vertici a partire dai gruppi consiliari. Io non posso accettare che nel mio partito ci sia un signore che organizza festicciole vestito da antico romano con le ragazze che versano le coppe di mojito". "Il virus del correntismo, delle lotte intestine, ha fatto sì - continua - che la competizione interna sia stata condotta unicamente a colpi di chi prendeva di più per poi distribuire agli amici", un virus che "è anche figlio anche della fusione fredda tra Forza Italia e An. Che questo nel Pdl sia un problema è evidente".

La Presidente della Regione Lazio Polverini "sta sicuramente considerando l'idea delle dimissioni, non da ieri ma da qualche giorno. Personalmente non so se le darà perché ieri ho provato più volte a chiamarla senza riuscire a parlarci. Io la invito a non dimettersi, a tenere duro e a fare pulizia", dice invece il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ospite di La7.

"Bisogna ricordare - insiste Alemanno - che i consigli regionali per i Presidenti, così come i consigli comunali per i sindaci, hanno responsabilità e potere decisionale ben distinti".

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