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Intercettazioni: ammissibile il ricorso di Napolitano

La Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sollevato dal Quirinale contro la Procura di Palermo. La vicenda riguarda le intercettazioni delle conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con l'ex ministro dell'Interno ed ex vicepresidente del Csm Nicola Mancino, sottoposto a sorveglianza dai pm siciliani nell'ambito dell'indagine sulla trattativa Stato-mafia. La Consulta ha deciso anche di ridurre i tempi previsti per l'esame nel merito del ricorso sollevato dal capo dello Stato, che verrà affrontato la seconda settimana di novembre.

Al centro del ricorso presentato da Napolitano, la mancata distruzione delle telefonate registrate intercettando le conversazioni dell'ex ministro Mancino: il comportamento dei pm di Palermo avrebbe leso le prerogative garantite al capo dello Stato dall'articolo 90 della Costituzione, è la tesi sostenuta dall'Avvocatura dello Stato. Mentre la Procura di Palermo si difende sostenendo che per procedere alla distruzione delle intercettazioni è necessaria, in base al codice di procedura penale, un'apposita udienza davanti al gip.

L'esame nel merito della questione si svolgerà' in tempi rapidi: la Corte, infatti, avrebbe l'intenzione di dirimere al piu' presto il nodo dell'intercettabilità del Capo dello Stato. Nel ricorso, firmato dagli avvocati dello Stato, Ignazio Francesco Caramazza, Antonio Palatiello e Gabriella Palmieri, si chiede alla Corte Costituzionale di sancire che "non spettava ai pm di Palermo omettere di distruggere le intercettazioni del Presidente". Questo, sulla base di quanto previsto, in particolare, dall'art. 90 della Costituzione, che stabilisce che "il Presidente non e' responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione". Tesi che, secondo gli avvocati dello Stato, sarebbe confermata anche dall'art. 7 della Legge 219/1989.

"Non siamo sorpresi. La valutazione di ammissibilità è un passaggio processuale, serve a stabilire se ci sono i presupposti astratti del conflitto di attribuzione.

Ma non ha nessuna incidenza su fondatezza dei contenuti, quindi sul ricorso".Così il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, commentando la decisione della Consulta.

"La questione - ha proseguito il procuratore - sarà adesso analizzata nel merito, sarà esaminata nei dettagli, ancora la vicenda è tutta da decidere. Vedremo cosa succederà nell'udienza che ha fissato la Corte.

Li si capirà davvero qual'è l'orientamento dei giudici". Per Messineo "si tratta di una valutazione solo formale, se astrattamente sussistono i presupposti, non significa che dall'analisi della vicenda non possa emergere con chiarezza che il nostro operato è stato corretto".