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Fornero: Marchionne ha il dovere di spiegarci il futuro di Fiat

"La Fiat è ormai una multinazionale. Ma è anche una grande industria italiana. Per questo, Marchionne ha il dovere di spiegarci quali sono le sue strategie per l'Italia. Aspettiamo sue notizie nei prossimi giorni. Io ho molte cose da chiedergli. E l'attesa non può essere eterna...". Ad affermarlo il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, la quale, in un colloquio con' La Repubblica', lancia un appello al Lingotto.

"Il governo - sottolinea Fornero - non può imporre le sue scelte a un'impresa privata. Non possiamo 'convocare' l'amministratore delegato al ministero. Ma all'amministratore delegato abbiamo chiesto un impegno preciso: ci dica come intende cambiare i contenuti del piano Fabbrica Italia. Ci dica se e come sono state modificate le strategie di investimento del gruppo nel nostro Paese. Ci dica se e come sono mutati gli impegni occupazionali negli stabilimenti attivi sul territorio nazionale. Marchionne non puo' tirarsi indietro. Lo deve non tanto e non solo al governo e ai suoi azionisti, ma soprattutto ai lavoratori della Fiat, e a migliaia di famiglie che vivono grazie alla Fiat. E lo deve anche all'Italia...".

"Fiat ha preso piani non impegnativi e i governi non hanno mai chiesto alla Fiat di condividere i piani. Inoltre chi ha firmato quegli accordi sbagliando ha lasciato le mani libere a Marchionne e adesso non gli si può più chiedere niente. La Fiat dica la verità al Paese perché con 400mila vetture basta anche solo uno stabilimento". E' quanto osserva il segretario nazionale Fiom Giorgio Airaudo sulla crisi del mercato dell'auto in Italia.

Continua il segretario: "Adeguandosi all'andamento del mercato e' difficile pensare che possa partire una corsa all'acquisto di automobili. Si deve uscire dalla propaganda e dalla divisione sindacale. Fiat non dice la verità, si è illusa e ha illuso. Oggi mancano un milione di vetture prodotte in Italia rispetto alle previsioni di Fiat". Sugli accordi firmati dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, a Pomigliano aggiunge: "Capisco le difficoltà di Bonanni perché ha condiviso un piano che si è rivelato sbagliato. A Pomigliano la cassa integrazione finisce a luglio e non è un caso. Quegli accordi sono stati inutili perché non hanno portato investimenti".

"Non vedo diversamente la politica industriale della Fiat, ma la vedo come una persona con i piedi per terra. Pomigliano resiste grazie al nostro accordo e non ho nulla di cui pentirmi". Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni sulla crisi dell'auto in Italia.

"Contrariamente a quanto dicono i media, -prosegue Bonanni- Fiat è stata salvata dal nostro accordo perché li a Pomigliano ha investito 800 milioni spostando la produzione dalla Polonia". "La Fiat -aggiunge il leader della Cisl- ci deve spiegare se questo problema di mercato odierno è il motivo che sospende il piano Italia oppure no".

"Mirafiori e Pomigliano sono salvi perché li sono già stati investiti dei soldi. Chi ha investito -conclude- non va via".