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Crisi industriale, illustrate mozioni e interpellanze. Domani dalle 11 la discussione generale.

Dopo l’intervento del presidente della Regione, la presidente Lombardo ha riferito all’Aula che la conferenza dei capigruppo ha deciso di unificare tutte le mozioni e interpellanze sulla vertenza Sardegna.

Ha preso per primo la parola Uras (Sel), che ha illustrato la mozione 206 sullo stato della “vertenza Sardegna”. Per l’oratore  “il governo pensa che si tratti di una vertenza di cinquecento lavoratori e al massimo dell’indotto mentre noi dobbiamo dare la dimensione di ben altro conflitto, chiarendo al governo e al presidente Monti che devono prima di tutto cominciare ad adempiere ai precisi doveri. Come le Entrate, dovute alla Regione e previste dall’articolo 8 dello Statuto speciale. Il governo deve sapere che il nostro popolo si ribella alla condanna di andare alla deriva, per effetto di decisioni che penalizzano il popolo sardo e lo staccano dall’Italia. Sono loro che ci separano e ci frammentano, altro che separatismo.  Vogliono far pagare a noi il prezzo che dovrebbe essere fatto pagare ad altri, che pure vengono aiutati, che violentano il territorio e pensano di poter dire arrivederci e grazie. Questa non è una questione privatistica, presidente Cappellacci, ma richiama questioni pubbliche e denaro pubblico. Non si può accettare che la strada sia segnata, non si può accettare di essere ricevuti come questuanti”.

Giuseppe Luigi Cucca (Pd) ha illustrato insieme le mozioni 175 e 190 sulla crisi dell’area industriale di Ottana: “Da almeno tre lustri la Sardegna è priva di un serio programma industriale e la riprova è che sino a oggi sono stati adottati soltanto provvedimenti tampone. Emblematico è il caso della Legler, che tanto è stata sostenuta e comunque alla fine ha lasciato a casa novecento lavoratori. In questo contesto si inseriscono le due mozioni, dove chiediamo conto dell’attuazione del Patto per il territorio”.

Anche Mario Bruno (Pd) ha illustrato la mozione 202 firmata da tutto il centrosinistra ma ha premesso: “Ha senso tutto questo in un momento così delicato, in cui è in discussione la stessa uguaglianza  tra i cittadini sardi e gli italiani che vivono al di fuori dalla nostra isola? Sono stati sprecati anni, tre anni, ce ne rendiamo conto. Lei ha accompagnato, presidente Cappellacci, ministri che hanno soltanto fatto promesse come il ministro Romani che promise, insieme a lei, di metterci la faccia. Quanti salvatori della patria non hanno invece salvato la patria. Ciò che noi diciamo nella mozione è la richiesta forte al ministero dello sviluppo economico perché non si comprometta ogni residua possibilità di rilancio del polo di Porto Torres. Dobbiamo dare risposte, farci carico dei problemi e non solo promettendo in campagna elettorale. Non ci sono vertenze di serie A e B, ma i problemi dell’industria e del lavoro dell’Isola. I lavoratori che sono a 110 metri da altezza auspicano che anche il presidente della Regione sia alla loro altezza”.

Diana (Pd) ha illustrato l’interpellanza 83/A sulla trattativa di cessione dei comparti industriali di Assemini e Porto Torres alla società Ramco. “Queste vertenze sono tutte interconnesse e noi facciamo male, lei fa male, ad accettare la politica del carciofo. In Sardegna c’è chi predica un nuovo modello di sviluppo rispetto all’industria ma vorrei vederli questi profeti davanti agli operai sardi che stanno perdendo il lavoro. Noi siamo un Paese che per scelta propria ha perso la chimica di base, la siderurgia, la meccanica e sta per perdere pure il settore automobilistico”

La presidente Lombardo ha dichiarato aperta la discussione generale ma Mario Diana ha proposto che  i lavori siano sospesi e proseguano direttamente domattina. L’Aula ha accolto la proposta dell’on. Diana e i lavori riprenderanno domani alle 11 con la discussione delle mozioni e interpellanze illustrate oggi. Com