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Nuovo carcere Cagliari: Sdr, senza regole certe rischio collasso

“E’ evidente che se il Ministro delle Infrastrutture non impone e fa rispettare alla società “Opere Pubbliche” le norme contrattuali si profila un collasso e a sette anni dall’assegnazione dei lavori andranno in fumo quasi 60 milioni di euro”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento alla nuova forte azione di protesta, con l’occupazione del cantiere, attivata dagli operai a Uta dove sta sorgendo la struttura penitenziaria che dovrebbe sostituire Buoncammino.

“Opere Pubbliche – sottolinea –non rispetta le scadenze, non paga regolarmente gli operai ai quali impone ferie forzate lasciando i lavori sospesi per mesi. C’è poco spazio per sognare un futuro della struttura. Prende invece sempre più consistenza il pericolo di un’incompiuta anche perché appare del tutto infondata l’idea di sostenere con altri consistenti fondi un’opera che doveva essere conclusa almeno da due anni. Appare inoltre sempre più evidente che il progetto di dotare la Sardegna di quattro nuove carceri si sta configurando come un bluff”.

“L’assegnazione del bando risale al 22 dicembre 2005 quando il Piano venne sostenuto e varato dai Ministri Pietro Lunardi e Roberto Castelli. Per quanto riguarda Uta dopo la stipula del contratto risalente al 18 aprile 2006, i lavori sono iniziati il 19 novembre successivo e la conclusione era prevista a giugno 2010. Al contratto originario sono seguiti tre atti aggiuntivi nel 2006, 2008 e infine nel 2009. Sorprende però che nonostante l’atteggiamento di Opere Pubbliche, la società abbia ottenuto recentemente altri 3 milioni di euro per realizzare una parte delle infrastrutture. Ricordiamo che è ancora aperto il contenzioso con le proprietà dei terreni espropriati, che potrebbe sfociare in un’ulteriore levitazione dei costi.

Le costruzioni continuano a insistere in un’area ancora maleodorante e dove sono ubicati dei vasconi colmi d’acqua per l’irrigazione di alcuni campi limitrofi al muro perimetrale. Non è stata più resa nota – conclude Caligaris – la data della fine dei lavori a cui dovranno seguire i collaudi. Insomma tutto fa presumere che la situazione non è affatto chiara”.