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Nuovo carcere Cagliari: Sdr, dopo 6 anni alto rischio incompiuta

“E’ ancora tutto da disegnare il futuro del nuovo carcere di Cagliari che dovrà sostituire Buoncammino. A sette anni dall’assegnazione dei lavori, per un importo complessivo di quasi 60 milioni di euro, l’impresa “Opere Pubbliche” non è riuscita a rispettare nessuna delle scadenze indicate tanto che è stata cancellata perfino la data di consegna della struttura. Prende sempre più consistenza quindi il pericolo di un’incompiuta”.  Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento alla condizione di stallo nel cantiere di Uta e alla situazione di isolamento totale dell’edificio per l’assenza di una conferenza dei servizi.

 “Avevamo sperato che l’interesse manifestato dalla Ministra della Giustizia Paola Severino – afferma la presidente di SDR – avrebbe determinato una scossa nei confronti del suo collega delle Infrastrutture generando un’accelerazione nel completamento delle opere assegnate il 22 dicembre 2005. Abbiamo invece riscontrato che c’è un atteggiamento del tutto passivo nei confronti dell’impresa che pur avendo utilizzato le facilitazioni per l’urgenza dei lavori, non ha rispettato le prescrizioni e ha assunto atteggiamenti lesivi dei diritti dei lavoratori. Non solo, ma ha anche acquisito altri 3 milioni di euro per realizzare una parte delle infrastrutture”.

“L’ipotesi di una nuova incompiuta è avvalorata da diversi fattori. Il contenzioso non ancora risolto con le proprietà dei terreni espropriati, che potrebbe sfociare in un’ulteriore levitazione dei costi. Le costruzioni continuano a insistere in un’area ancora maleodorante e dove sono ubicati dei vasconi colmi d’acqua per l’irrigazione di alcuni campi limitrofi al muro perimetrale. Non è stata più resa nota – evidenzia ancora Caligaris – la data della conclusione dei lavori a cui dovranno seguire i collaudi. Insomma tutto fa presumere che la situazione non è definita”.

 “Abbiamo altresì verificato che la conferenza dei servizi, per promuovere iniziative per consentire di predisporre la mobilità dal capoluogo di regione fino al Penitenziario, non è mai stata indetta e l’amministrazione comunale di Uta continua ad essere estranea al progetto. A parte una rotonda per l’accesso facilitato alle cancellate dell’enorme ‘cattedrale’, non vi è alcuna iniziativa che possa favorire le visite dei familiari ai parenti ristretti e neppure una segnaletica con indicazioni precise sulla dislocazione del Penitenziario. Nel frattempo i cittadini privati della libertà, che sono reclusi negli Istituti sardi, vivono una condizione inaccettabile nelle diverse strutture mentre quelli liberi subiscono il peso di una servitù penitenziaria che sottrae alla comunità anche vaste aree utilizzabili per lo sviluppo socio-economico dell’isola”.

“I ritardi nel completamento delle opere penitenziarie però non riguardano solo Uta. Si deve ricordare che l’investimento complessivo del Piano in Sardegna voluto dai Ministri Pietro Lunardi e Roberto Castelli nel 2005 è stato di circa 160 milioni di euro. Per quanto riguarda Uta dopo la stipula del contratto avvenuta il 18 aprile 2006, i lavori sono iniziati il 19 novembre successivo e la conclusione prevista era giugno 2010. Al contratto originario sono seguiti tre atti aggiuntivi nel 2006, 2008 e infine nel 2009.

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