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Settimo anno di crisi per l’edilizia in Sardegna, allarme della CNA: crollo per le nuove costruzioni, debole il rinnovo

Nel 2012 il settore delle costruzioni in Sardegna è entrato nel settimo anno di recessione. Dagli ultimi dati forniti dal Centro Studi della CNA Sardegna emerge che la crisi dell'edilizia isolana, per la sua lunga durata, la sua intensità e la sua tipologia, ha caratteristiche peculiari rispetto al resto della Penisola.

I primi segnali di difficoltà per il comparto si sono infatti manifestati in Sardegna nel 2004 quando l'edilizia ha smesso di crescere, mentre in Italia il mercato entrava in una fase di massima espansione culminata nel 2006. In sette anni la crisi ha eroso in Sardegna il 36% del mercato, dieci punti in più rispetto alla perdita media nazionale dal relativo picco. Infine, la crisi del mercato delle costruzioni in Sardegna riguarda soprattutto una precisa tipologia di interventi: le ristrutturazioni edilizie. La particolare tipologia del patrimonio edilizio, formato per lo più da fabbricati di tipo residenziale,  ha limitato in questi anni gli interventi di rinnovo. Nella nostra regione infatti gli investimenti, almeno fino al 2011, sono stati praticamente dominati dalla nuova produzione. 

Tra il 2002 e il 2011 sono state costruite ogni anno in Sardegna oltre 11mila nuove abitazioni (di cui 4.400 nella sola provincia di Cagliari). Ma la nuova produzione edilizia si è arrestata in anticipo, nel 2005, ed è poi crollata assai più rapidamente che altrove, arrivando, nelle stime per il 2012, a rappresentare poco più del 60% rispetto ai livelli 1999. In base alle stime del Centro Studi della CNA Sardegna, infatti, solo nel corso di quest'anno i livelli degli investimenti in nuovo e rinnovo si allineeranno (poco meno di due miliardi di euro), mentre in Italia il rinnovo rappresenterà quasi il 60% del mercato (80 miliardi contro poco meno di 60 miliardi investiti del nuovo).

«L'attività di nuova produzione avvenuta in Sardegna tra il 2002 e il 2011 - dichiarano Francesco Porcu e Mauro Zanda, rispettivamente segretario Regionale di Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni - ha accresciuto a dismisura lo stock complessivo delle abitazioni in Sardegna. Secondo i dati dell'Agenzia del Territorio, nel 2010 il patrimonio edilizio nella nostra regione era stimato in poco meno di 950 mila abitazioni, di cui più di 380 mila nella sola provincia di Cagliari. Nella nostra regione (ancor più nella stessa provincia cagliaritana), oltre il 60% dello stock complessivo è rappresentato dagli insediamenti abitativi (la media nazionale si attesta sul 57%)».

Tra questi si registra una incidenza superiore alla media delle abitazioni civili: le unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive, tecnologiche e di rifiniture di livello rispondente alle locali richieste di mercato per fabbricati di tipo residenziale raggiungono medie molto alte (ad esempio a Cagliari si registra una media  del 48,7%). Viceversa si registra un'incidenza relativamente bassa delle abitazioni popolari e ultra-popolari, pari solo al 16,4%.  Questa percentuale scende a meno del 14% a Cagliari, contro il 21,4% della media nazionale.

Tali caratteristiche del patrimonio edilizio sardo spiegano una ridotta necessità di intervento sul patrimonio esistente rispetto ad altre aree del paese, ma non sminuiscono comunque il ruolo fondamentale di "stabilizzatore" del mercato rivestito, anche in Sardegna, dall'attività di rinnovo e ristrutturazione edilizia, sebbene meno dinamica che altrove e su scala più modesta. 

A confermare nel tempo e sollecitare l'impiego delle risorse nella riqualificazione immobiliare da parte delle famiglie vi sono diversi fattori: la vetustà del patrimonio edilizio e l'obsolescenza delle sue componenti; la personalizzazione di una abitazione appena acquistata; l'adeguamento alle normative europee in alcuni settori (impianti elettrici, di riscaldamento, etc.); il breve ciclo di vita degli impianti di climatizzazione; le politiche incentivanti (la detrazione del 36% e del 55%); ma anche l'aumento dei prezzi delle case che ha indotto non poche famiglie ad "accontentarsi" della propria intervenendo con episodi di ristrutturazione e/o abbellimento.

Per quanto riguarda il primo elemento, la vetustà del patrimonio, circa il 35% degli edifici in Sardegna al 2001 aveva più di 40 anni; la medesima quota sale al 49% nel  comune di Cagliari, e al 46% nel dato medio nazionale. Malgrado questo, la quota di edifici degradati in regione, pari al 21,5%, non è troppo distante da quella rilevata nella media nazionale, attestata sul 22,6%, dato in linea con il 23,3% osservato nel comune di Cagliari.

«E' su questo filone di mercato - dichiarano Porcu e Zanda - che occorre intensificare gli investimenti e orientare l'attività edilizia futura mettendola in relazione con il grande tema della sostenibilità ambientale  e del risparmio energetico».

I dati provenienti dal mercato del credito, in particolare i finanziamenti concessi per gli investimenti in costruzioni, confermano che nella fase attuale la disponibilità di finanziamenti rappresenta ancora in Sardegna il principale elemento di freno a una ripartenza generale dell'economia e del settore, insieme alle manovre di austerità fiscale. I dati relativi al 2011 e al primo trimestre 2012 sono infatti all'insegna di un arretramento delle erogazioni in Sardegna sia per quanto riguarda le abitazioni (-42,3% nel 2011 e -55,2% nel primo trimestre 2012) che per i fabbricati non residenziali (-32,9% e -55% rispettivamente nei due periodi). Più variabile invece la dinamica per quelli riferiti alle opere del genio civile (+164% nel 2011, e -68,4% nel primo trimestre 2012), che rimangono in ogni caso su livelli assai ridimensionati rispetto ai primi anni 2000.

In generale tutto il settore produttivo mostra evidenti segnali di difficoltà di accesso al credito: il livello degli impieghi ai vari comparti di attività economica nel 2012 è mediamente inferiore rispetto al 2011, e la relativa dinamica è stagnante nelle costruzioni, fortemente variabile nel comparto industriale, e in netto peggioramento per quanto riguarda i servizi. Com