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Operazione “Terra Promessa 2”: I Carabinieri del Nucleo investigativo di Sassari arrestano 17 persone

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Sassari, agli ordini del Maggiore Urpi, nei giorni scorsi, in collaborazione con i colleghi del Comando territoriale di Olbia, Roma, Genova, Treviso, Prato, Arezzo, Caserta e Parma hanno dato esecuzione a 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 2 cittadini italiani e 13 nigeriani.

Contestualmente, con la collaborazione dell’Interpol, altre 2 ordinanze sono state eseguite nei confronti di nigeriani residenti in Francia e Germania. 
Gli arrestati sono tutti ritenuti responsabili di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di essere umani, riduzione e mantenimento in schiavitù, tratta di persone, reati in materia di prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Quindi sono finiti in carcere Oluwafemi Damilola, 37 anni, residente a Olbia,  Giorgio Borghetto, 58 anni, residente a Quinto di Treviso, Pietro Bovesecchi, 47 anni, residente Roma, Amatu Willington Ogbonna, 47 anni, residente a Castel Volturno (CE), Ediagbonya Anthony, 36 anni, residente a Palestrina (Roma), Alice Egbinovia, 53 anni, residente a Pisa, Ekinodo Monday, 28 anni, residente a Cave (Roma), Igue Madaline, 52 anni, residente a Roma, Igue Tina, 39 anni, residente a Roma, Iyaga Oke, 33 anni, residente a Montevarchi (AR), Iziekor Rosemary, 41 anni, residente a Castel Volturno (CE), Oke Confortine, 40 anni, residente a Genova, Okpeahior Dickson Ikine, 43 anni, residente a Parma, Tongo Confort, 37 anni, residente a Roma, Ugwuegbu Sebastine, 54 anni, residente a Roma, Odeh Kevin, 49 anni, residente ad Aachen (Germania) e Maduka Helen Nkiru, 44 anni, residente a Ardeche (Francia).

Genesi dell’indagine. L’origine dell’attività deriva dalla denuncia presentata nel 2006 da una donna nigeriana che, giunta clandestinamente ad Olbia con la promessa di un lavoro regolare, era stata costretta a prostituirsi. Quindi subito dopo è partita l’indagine che poi si è sviluppata con attività tecniche e servizi di osservazione e controllo ed ha poi consentito  di verificare che numerose persone avevano costituito una vera e propria associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, attiva in tutto il Nord Sardegna. Perciò nel 2008 si era giunti all’arresto di 16 nigeriani, tuttora sottoposti a processo per gravi reati davanti alla Corte d’Assise di Sassari.

Sviluppo dell’indagine. L’approfondimento dell’attività  ha condotto all’identificazione delle persone arrestate oggi, le quali avevano costituto un’organizzazione internazionale che faceva giungere clandestinamente in Europa uomini e donne, da avviare al lavoro nero e alla prostituzione.

Questi, si occupavano di tutto: il reclutamento in patria, la fornitura di documenti falsi, il trasferimento verso le coste nordafricane in automezzi e il successivo traghettamento su quelle europee. E i viaggi degli sventurati  potevano durare anche 15/20 giorni. Alcuni, quelli che potevano permetterselo, si trasferivano utilizzando il mezzo aereo, facendo tappa in Paesi dell’est europeo prima di entrare nell’area Schengen.

Nel novembre 2008, durante una di queste traversate nel Mediterraneo, si era registrato il naufragio dell’imbarcazione al largo di Malta con la morte di due ragazze poco più che diciottenni, partite dalle coste libiche.
L’organizzazione in Italia. Giovani nigeriane (in età compresa tra i 17 e i 30 anni), provenienti da famiglie estremamente povere, venivano “acquistate” dall’organizzazione per 1.500/2.000 euro, come veri e propri oggetti appartenenti a bande criminali del luogo, e fatte arrivare illegalmente in Italia.

Il pagamento di un ingente somma per il viaggio (8/9.000 euro) dovuta ai trafficanti, creava un vincolo che condizionava le vittime, che ormai avevano con i criminali il “debito” e le ignare poverette dovevano prostituirsi fini all’estinzione del debito per poter essere poi libere.

Tuttavia lo stesso debito era destinato ad aumentare in maniera esponenziale (4/5 volte), perché le poverette dovevano pagare il marciapiede (Joint nel loro gergo), l’affitto della casa che condividevano anche in 15/20 e, infine, il rilascio di documenti falsi di soggiorno.

Una volta giunte nel nostro Paese, le ragazze venivano affidate alla madame (in genere, ex prostitute salite di rango nell’organizzazione), che stabiliva con loro uno stretto legame basato su riti magici, in modo da crearne un totale asservimento. La madame provvedeva alla sistemazione logistica, alla riscossione dei proventi del meretricio e ad avvisare gli incaricati (controller) dall’organizzazione in caso di ribellione di qualcuna di loro. In questi casi la ritorsione era variabile, dalla minaccia, alla sottrazione dei documenti, sino alla violenza fisica e sessuale, non esclusa la vendetta nei confronti dei parenti rimasti in Nigeria.

L’associazione, infine, lucrava anche sui matrimoni combinati con italiani consenzienti. Il costo dell’operazione era di 6/7.000 euro, a carico dell’extracomunitario, cui una minima parte andava allo “sposo”. I criminali fornivano, anche in questo caso, la documentazione necessaria. La donna poteva così, dopo aver estinto il “debito”, conseguire la cittadinanza italiana, trascorsi sei mesi dalle nozze.