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Monti per la prima volta lascia intuire la sua disponibilità anche dopo le elezioni politiche del 2013.

Monti dopo Monti? Ormai se ne parla apertamente. Sui giornali, nei palazzi della politica, negli uffici europei. Mentre al Senato inizia oggi l'esame del decreto sulla spending review, una settimana di impegni internazionali attende Mario Monti. Che la stampa di sinistra - L'Unità - e di destra - Il Giornaleattacca per le critiche al numero uno di Confindustria Squinzi, nel timore di una Grande Coalizione nella nuova legislatura, ancora guidata dal professore.

Dopo il seminario dedicato alla crisi delle economie mondiali a cui ha partecipato ieri in Aix en Provence, il presidente del Consiglio sarà a Bruxelles per la riunione dell'eurogruppo e poi dell'Ecofin, con all'ordine del giorno la regolamentazione dello scudo anti-spread e del fondo salva stati per tradurre in decisioni pratiche il vertice del consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Da giovedì a domenica Monti sarà poi negli Stati Uniti, a Sun Valley, Idaho, per partecipare alla Allen & company Sun Valley conference.

Gli spread non scendono, osserva il premier a Aix, anche perché "c'è un po' di incertezza su quello che succederà nella governance dell'economia o, detto altrimenti, nella politica italiana dopo le elezioni". Monti spera, invece, "che l'Italia riesca a dimostrare presto, con le riforme politico istituzionali, che il ritorno al normale processo elettorale sarà pienamente compatibile con la continuità delle politiche che l'Europa sta apprezzando". già, ma se così non fosse?

 Monti rafforza il pressing del Capo dello Stato sulle forze politiche fin qui improduttivo, a fare al più presto riforme e legge elettorale: un processo concluso dal voto che dovrà garantire continuità con la politica economica del governo "apprezzata dall'Europa". Insomma, chiunque venga dopo a Palazzo Chigi non potrà suonare uno spartito molti diverso da quello del professore. Che lascia intuire come di fronte alle difficoltà del Paese, se i partiti dopo il voto glielo chiedessero, potrebbe rispondere sì alla richiesta di un impegno in prima persona. Magari alla guida di un governo di Grande Coalizione con ministri politici, dicono molti analisti.

 L'Udc "da tempo" propende per l'idea di una grande coalizione anche per il 2013, sulla linea della proposta lanciata da Gianfranco Fini. Lo dice al Messaggero Ferdinando Adornato, deputato dell'Udc. "L'evolversi della situazione interna e internazionale - spiega - ci dice che la crisi non è una parentesi, ma un fattore di destabilizzazione strutturale che coinvolge l'Occidente e, in particolare, l'Europa. Inoltre, il nostro sistema politico ha subito due crisi in vent'anni e vive una caduta verticale di consenso". Tutti motivi per i quali "serve responsabilità", ecco perché secondo Adornato occorre "dare continuità a Monti e al montismo".

"Certo - precisa -, nel 2013 si tratterà di un governo politico, con la piena responsabilità dei partiti, ma al patto moderati-progressisti non c'e' alternativa". "Sono Pdl e Pd a vivere la doppiezza di sapere che il governo Monti sarà l'unica soluzione possibile, senza poterla e volerla dire davanti ai loro elettori, non noi".

L'ipotesi però non sembra piacere troppo né ai Democratici, né ai pidiellini. Il Pd, assicura Rosy Bindi, "è e resta alternativo alla destra": è vero che in questa fase di emergenza sta sostenendo il governo con il Pdl, ma questo non potrà più ripetersi; nel 2013 ognuno si presenterà alle urne con idee e programmi diversi.

Analogo il commento del capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che definisce "lunare" la proposta di Fini visto che per centrosinistra e centrodestra "non esiste un retroterra di valori comuni". E' chiaro comunque che, a seconda del progetto politico che si ha in mente, verrà modificata la legge elettorale: fronte sul quale la distanza tra i partiti sembra ormai incolmabile. Più di un tecnico dà "per morto e sepolto" l'accordo nella maggioranza.

Al Messaggero Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd, dice a voce alta quello che un po' tutti pensano: quella lanciata da Gianfranco Fini (una "grande coalizione" per il 2013) è una proposta "che pensa più che altro a rimuovere il conclamato fallimento del Terzo Polo e a cercare di restituire a Fini stesso una prospettiva in vista delle elezioni. E sottovaluta che non si può costituire una maggioranza con chi vuole uscire dall'euro o stampare la lira". Insomma, per uscire dalla crisi servono dai partiti "risposte strategiche" che saranno "diverse, tra Pdl e Pd".

"Abbiamo assistito alle stesse critiche e dichiarazioni contro di noi quando abbiamo detto che alla fine ci sarebbe stato un governo guidato da Monti e sostenuto da Pd, Pdl e Terzo polo - dice Italo Bocchino, vicepresidente di Fli - E abbiamo visto come è andata a finire. Aspettiamo di vedere come andrà a finire anche nel 2013, quando il Pdl vorrà far parte di un governo di Grande Coalizione".

Sul possibile bis di Monti a Palazzo Chigi dice la sua anche Roberto Maroni: massima stima per l'attale premier, ma la politica deve recuperare centralità dopo la supplenza dei tecnici: "Se Monti si candida e viene eletto nulla di strano, ma la parola deve essere data ai cittadini. Ora qualcuno dice che c'è una sospensione della democrazia, io non ci credo, voglio che la democrazia continui a premiare la politica e il giudizio deve essere del popolo sovrano".

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