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Piccoli ospedali e la sanità di domani: intervento assessore regionale della Sanità

“Sui piccoli ospedali parlare di chiusura è inaccettabile, lo abbiamo ribadito anche in Conferenza delle Regioni appena due giorni fa. Ora pare che i tagli sulla sanità siano stati alleggeriti: sul 2012 di 900 milioni; sul 2013 di 1,8 miliardi e di 2 nel 2014, ma il problema di fondo resta perché le cifre sono un mezzo e non un fine. Il provvedimento sulla spending review del Governo comunque deve stimolare le amministrazioni regionali a intervenire prima che siano imposte riforme dall'alto a scapito della peculiarità e della specificità della sanità di ogni regione. Diciamo no ai tagli per primi, ma allo stesso tempo è necessaria, più che mai, una razionalizzazione del sistema sanitario che in tutto il mondo è in profonda trasformazione.

Il disegno di legge approvato e presentato dalla Giunta, ora all'attenzione della Settima Commissione del Consiglio regionale, può e deve essere il punto di partenza perché Giunta e Consiglio, al di là di ogni colore politico, legiferino sulla sanità di domani senza prescindere da due principi chiave: la qualità dei servizi e la lotta agli sprechi, investendo in salute ciò che si risparmia.

E' necessario allora cogliere questa opportunità al più presto, già entro l'estate o immediatamente dopo, affinché con la discussione sul Ddl si cominci a mettere ordine al sistema sanitario regionale. Il punto di partenza deve essere, vista l'urgenza ed essendo il tema di strettissima attualità, la riorganizzazione della rete ospedaliera. Potenziare il territorio, dunque senza privare le zone interne dai servizi sanitari, e' un principio sul quale la Giunta sta già intervenendo con investimenti in corso, per 25 milioni di euro, per case della salute, hospice, poliambulatori. Potremmo definirla "sanità a chilometri zero", mutuando l'espressione dall'agricoltura.

Può essere questo il futuro della sanità anche in Sardegna. Una sanità avanzata non potrà più prescindere, lo ha ribadito ieri anche Umberto Veronesi sulle colonne del Corriere della Sera, da sacrifici degli ospedali come li conosciamo oggi, ma nell'ottica di una modernizzazione e di territorializzazione della medicina. Sono due le aree di intervento: la diagnostica, che dovrebbe essere diffusa capillarmente sul territorio per fare in modo che ogni cittadino abbia la possibilità di ottenere una diagnosi tempestiva senza doversi spostare dal luogo in cui vive e lavora. Sanità a chilometri zero, appunto, visione che tiene conto della profonda evoluzione del senso di responsabilità in merito alla tutela della propria salute.

La seconda area è la medicina terapeutica, che deve puntare su ospedali altamente tecnologici e specializzati, di cui in Sardegna abbiamo già esempi di eccellenza come il Brotzu o il Microcitemico, e organizzati in alcuni casi in modo da garantire ricoveri brevi e un ampio ricambio di pazienti.

Si tratta di una rivoluzione copernicana della sanità che comunque richiede forti investimenti, razionalizzazioni e non tagli. Come Regioni abbiamo chiesto e sollecitato un confronto aperto al Governo per disegnare assieme il Patto per la Salute da qui al 2015. Perché ogni riforma che tocca un diritto costituzionale, ovvero il diritto alla salute e alle cure, non può e non deve passare solo sotto forma di un decreto legge”.

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