Non piace ne ai sindacati, ne' agli enti locali, anche se con alcuni distinguo, la 'cura' della spesa pubblica prospettata oggi durante l'incontro a Palazzo Chigi con il Governo ed Enrico Bondi. Il super commissario spiega: "con la spending review si vuol fare di più spendendo meno". Ma il timore diffuso è che con il decreto che sarà varato venerdì (Palazzo Chigi smentisce intanto le indiscrezioni diffuse sui contenuti: 'il dl si sta ancora scrivendo') arriveranno solo tagli. Peggio: tagli lineari, cioè indistinti e che colpiranno soprattutto il pubblico impiego (a livello centrale e locale), la sanità, i servizi ai cittadini.
Ma i sindacati non proclamano il già ipotizzato sciopero generale. Ci penseranno ancora. Forse anche grazie ad una rassicurazione dell'esecutivo: i travet in esubero (-20% dirigenti e -10% dipendenti, annuncia il viceministro all'Economia, Vittorio Grilli) sarebbero 'protetti' con una deroga rispetto alle nuove regole della riforma-Fornero. Voto positivo da Confindustria e Rete Imprese. Salta intanto l'ipotesi di blocco delle tariffe. Ipotesi forse avanzata inizialmente per contrastare l'effetto recessivo dei tagli.
Ma Monti precisa subito: "il Governo non entra nel merito". Il premier poi rassicura: "non taglieremo i servizi, ma gli sprechi" e non ci saranno tagli "con l'accetta". Le risorse recuperate non saranno utilizzate a correzione dei conti pubblici, ma per evitare l'aumento Iva ad ottobre. Poi un nuovo intervento (in tutto i decreti saranno 2 oltre a quello dei tagli già decisi per Palazzo Chigi e Tesoro) che riguarderà le sedi statali periferiche. E infatti Grilli spiega "lo Stato non può più riuscire a gestire i costi molteplici delle strutture territoriali" statali.
Inoltre la decisione sulla spending review è urgente anche per l'attesa da parte di Bruxelles e in questo senso l'Italia - dice Grilli - è sempre "sorvegliata speciale" a livello Ue. Quindi si impone una decisione rapida anche per reperire altre risorse: oltre a scongiurare l'aumento Iva bisogna recuperare fondi per il terremoto e per finanziare le missioni. Ma all'uscita da Palazzo Chigi gli umori non sono tra i migliori. I rappresentanti di regioni e comuni sono preoccupati per nuovi tagli, soprattutto alla Sanità. In molti si dichiarano "delusi" e il presidente dell'Anci Graziano Delrio spiega: "siamo disponibili a lavorare sui costi standard ma i tagli prospettati dal commissario Bondi sono estemporanei e parziali".
E il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, taglia corto "i tagli lineari non hanno senso". Ma la reazione peggiore è dei sindacati: il leader della Cgil, Susanna Camusso, boccia il governo come "reticente e criptico" e prima dell'incontro avverte: "non getti altra benzina sul fuoco".
Per la Uil Luigi Angeletti non esclude il ricorso allo sciopero generale e il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, si limita a dire che sullo sciopero "ancora non abbiamo deciso ma siamo comunque contrari al taglio sul pubblico impiego". Insomma "scelte inaccettabili". Il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella sottolinea: "non siano sempre i soliti a pagare". Gli unici che appaiono soddisfatti sono gli imprenditori. Giorgio Squinzi, leader di Confindustria spiega infatti: "sostanzialmente è un buon inizio, Confindustria condivide, ma dobbiamo valutare nel dettaglio le misure".
Occhio però "il timore è che si possano intaccare enti preziosi per il funzionamento del Paese e in particolare gli enti di ricerca". E anche il presidente di Rete imprese Italia, Giorgio Guerrini, spiega: "la direzione di ridurre la spesa pubblica e' quella giusta ed e' l'unica alternativa ad altri insostenibili aumenti di pressione fiscale". In ordine sparso i partiti. Tra tutti il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ribadisce: "sono d'accordo sulla spending review, ma non sui tagli al sociale". Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, rilancia: la spending review deve andare "di pari passo con l'abbattimento del debito".