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L’altro super Mario piega la Merkel: positiva la reazione dei mercati

Brindano all'accordo raggiunto in nottata dall'Eurogruppo su crescita, banche e scudo antispread le piazze finanziarie europee. Parigi in avvio registra un progresso del 3,11%, Francoforte +2,58%, Amsterdam +2,29%, Bruxelles +1,73%, Londra +1,73%.

E' stato un braccio di ferro di ore, la prima giornata del Consiglio europeo è finita alle 4.20 del mattino. Ma l'accordo c'è, e accoglie in gran parte le richieste italiane e spagnole (appoggiate dal presidente francese François Hollande) e supera almeno parte dei soliti 'nein' di Berlino.

Dopo un lungo negoziato notturno "qualche volta teso", (secondo l'eufemistica definizione di Mario Monti), il premier italiano ha ottenuto qualcosa che somiglia molto al meccanismo anti-spread da lui chiesto insistentemente da settimane, e che era stato finora ignorato dai partner e persino irriso dalla Commissione europea (che l'aveva definito "un'aspirina").

L'accordo è frutto di una tattica diplomatica italo-spagnola: Monti, affiancato da Rajoy, minaccia di bloccare l'intero Vertice fino a quando non sarà loro concesso quanto chiedono, nonostante gli sherpa dell'Eurogruppo abbiano appena messo sul tavolo dei leader una bozza di meccanismo che sembra andare incontro alle richieste italiane. Evidentemente il professore teme che a livello di capi di Stato e di governo tornino i veti: e così, insieme a Madrid, minaccia di bloccare tutto. Del resto hanno interessi convergenti: entrambi vogliono abbassare la febbre dello spread ed entrambi sono d'accordo nel chiedere che le banche spagnole siano ricapitalizzate direttamente e che l'Esm non abbia più lo status di creditore privilegiato, che fa fuggire gli altri investitori.

Inoltre, bloccando il varo del pacchetto crescita da 120 miliardi, spingono la Francia di Francois Hollande - che si è intestata il piano - a premere ancor di più su una Angela Merkel. Che non a caso fonti tedesche descrivono "irritatissima" con lo spagnolo, ma soprattutto con l'italiano. La strategia funziona alla perfezione. Il pressing congiunto di Roma-Madrid-Parigi su Berlino inizia durante la cena di lavoro. Poi il formato passa a 17, quando a negoziare rimangono solo i paesi della zona euro. E' il segnale che si vuole chiudere. Intorno alle 2 e mezza di notte, le posizioni si avvicinano. Ma stavolta è l'Italia a frenare: il mandato all'Eurogruppo non è abbastanza dettagliato. E così si prosegue in una lunga e difficile trattativa. Alla fine Monti la spunta e all'alba incontra la stampa soddisfatto: "E' stato molto utile perché abbiamo deliberato misure soddisfacenti per la stabilità dell'euro", afferma.

L'accordo prevede che i paesi 'virtuosi' sotto la pressione di spread 'eccessivi' possano usufruire dell'acquisto di una parte dei loro titoli di Stato da parte dei fondi di salvataggio dell'Eurozona (l'Efsf e il suo successore permanente, l'Esm), senza per questo doversi sottoporre a condizioni aggiuntive rispetto agli impegni già presi con la Commissione e l'Eurogruppo nell'ambito delle cosiddette raccomandazioni 'country specific', che applicano il 'Semestre europeo', il Patto di stabilità e la 'procedura sugli squilibri macroeconomici'.

In sostanza, il paese interessato dovrà comunque fare una richiesta formale di attivazione dell'intervento del Fondo di salvataggio, e sottoscrivere un 'Memorandum of understanding' ('Protocollo d'intesa') con la Commissione europea. Su questo punto Monti non ha ottenuto quello che voleva (l'attivazione automatica dell'intervento quando gli spread superassero una determinata soglia). Ma il 'Memorandum' non conterrà una 'condizionalità aggiuntiva': in realtà, non farà che riprodurre il testo delle raccomandazioni 'country-specific', più un calendario di attuazione delle diverse misure. Per i paesi 'virtuosi', ha spiegato Monti, questo significa semplicemente "continuare ad adempiere alle condizioni a cui stavano già adempiendo".