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Cna – Sardegna penalizzata dai tagli alla spesa pubblica: la PA contribuisce per il 26% al valore aggiunto regionale

La drastica revisione della spesa pubblica attuata dal Governo Monti avrà un impatto particolarmente negativo sull'economia della Sardegna. Nella nostra regione infatti la pubblica amministrazione crea circa il 26% del valore aggiunto regionale, contro una media nazionale del 17%, mentre la spesa pro-capite complessiva del settore pubblico allargato raggiunge livelli paragonabili a quelli medi delle regioni del Centro-Nord e la spesa per investimenti pubblici supera di gran lunga la media del Mezzogiorno.

L'allarme viene lanciato dalla CNA sarda che evidenzia i potenziali effetti negativi delle politiche economiche del Governo in una regione come la Sardegna particolarmente sensibile alle dinamiche della spesa pubblica. Secondo l'associazione artigiana, anche il sistema Province-Enti locali, che dovrà essere rimodulato a partire dal 2013 in conseguenza dell’esito dei referendum dello scorso 6 maggio, rischia di perdere il suo ruolo trainante nella gestione della spesa pubblica per effetto dei tagli del Governo agli enti locali e soprattutto per le forti limitazioni alla spesa previsti dal Patto di stabilità interna. Secondo l'elaborazione fornita dal Centro studi della CNA sui dati della Banca d'Italia, il sistema delle province sarde ha infatti contribuito nel 2009 per il 2,4% sugli investimenti pubblici regionali (circa 90 milioni, in buona sostanza opere pubbliche), mentre la spesa corrente si è attestata a 244 milioni di euro, di cui il 32% per la remunerazione del personale (contro una media nazionale del 27%). Viceversa attualmente, gli ultimi dati si riferiscono ai primi quattro mesi del 2012, il numero e l’importo delle gare per lavori pubblici bandite dalle amministrazioni provinciali sarde si sono ridotti notevolmente a causa della stagnazione della domanda dei Comuni e del forte ridimensionamento delle risorse mandate in gara.

2012 di recessione: Pil sardo in calo del 2%  - Le recenti previsioni sull'andamento dell'economia regionale (Unioncamere/Prometeia, aprile 2012) prospettano, per il 2012, una recessione che in Sardegna potrebbe essere anche maggiore che in altre regioni del Mezzogiorno, e comunque sugli stessi livelli di quella media nazionale (IMF Aprile 2012). Il calo del Prodotto Interno Lordo della regione sarda potrebbe infatti arrivare a sfiorare il -2%. Un calo che arriva dopo un 2011 di stagnazione e un 2010 in cui l'economia aveva dato solo timidi segnali di ripresa.

Come accennato, il settore della Pubblica Amministrazione contribuisce, infatti, a circa il 26% del valore aggiunto regionale, contro una media nazionale del 17%, mentre, in termini procapite, la spesa complessiva del settore pubblico allargato (che comprende oltre agli Enti Pubblici anche gli enti in qualche misura da essi controllati) nella nostra regione mostra livelli paragonabili a quelli medi delle regioni del Centro-Nord (quasi 18 mila euro per residente). E lo stesso si può dire per quanto riguarda la spesa pubblica per investimenti (conto capitale), che supera i 2 mila euro pro-capite, contro i 1.700 euro della media delle regioni del Mezzogiorno. In particolare, il sistema delle Province sarde, che dovrà subire una riconfigurazione come conseguenza dell’esito del referendum del 6 Maggio, ha contribuito nel 2009 per il 2,4% sugli investimenti pubblici, circa 90 milioni (in buona sostanza opere pubbliche), mentre la spesa corrente si attestava a 244 milioni di euro, di cui il 32% per la remunerazione del personale (contro una media nazionale del 27%).

Il ruolo delle Province  - In questo contesto, il ruolo delle Province nella promozione di opere pubbliche – che come è noto sarà completamente rivoluzionato in seguito agli esiti del referendum dello scorso 6 maggio - sembra, come già accennato, particolarmente penalizzato nella fase attuale: nei primi quattro mesi del 2012, il numero e l’importo delle gare per lavori pubblici bandite dalle amministrazioni provinciali sarde si sono ridotti rispettivamente del 49% e 61%. Una dinamica che riguarda gran parte delle amministrazioni territoriali, e sulla quale il dato più influente è la stagnazione della domanda dei Comuni, e il loro forte ridimensionamento in termini di risorse mandate in gara. In controtendenza l’Anas, che in soli quattro mesi ha promosso una spesa di 8,9 oltre 340 milioni, ovvero quasi il 70% del mercato regionale. Un dato da ricondurre alla pubblicazione a febbraio e aprile di quattro grosse gare di importo unitario superiore a 50 milioni, relative ai lavori di adeguamento a 4 corsie dell'itinerario Sassari-Olbia (lotto 7 - 103 milioni, lotto 8 – 86,5 milioni, lotto 6 – 79 milioni, lotto 5 – 66,6 milioni). Se si escludesse questo risultato eccezionale, il mercato si ridurrebbe a 165 milioni, segnando un calo anche economico rispetto al primo quadrimestre 2011, dell’ordine del 35%.

L’analisi - In un contesto nazionale  e internazionale estremamente incerto e complesso - dichiarano  Bruno Marras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionali di CNA Sardegna -  è facile prevedere che l'impostazione di austerity dettata dalle esigenze di revisione dei conti pubblici, culminata con la recente strategia di spending review, avrà un impatto negativo sull'economia regionale, un'economia particolarmente sensibile alle dinamiche della spesa pubblica.

Da tempo sosteniamo l’esigenza che in Sardegna si apra il cantiere delle riforme, da cui ci attendiamo il riordino e la semplificazione del nostro sistema amministrativo-istituzionale, che va riconfigurato secondo una scala che guardi all’efficienza e alla funzionalità.

Sono questi i temi che andrebbero affrontati con  urgenza e non quelli che purtroppo la cronaca di questi giorni mette in evidenza.

Sul tema delle indennità agli onorevoli regionali – dichiarano Bruno Marras e Francesco Porcu– si è scritta una pagina buia per l’istituzione autonomistica.
Sconcerta l’urgenza con cui viene ripresentata una norma cancellata dalla volontà popolare.

Urgenza che stride – dichiarano i vertici CNA – con i tempi normalmente impiegati dal Consiglio regionale per rispondere ai bisogni della collettività e del sistema produttivo. Così la politica si dimostra sorda ed indifferente ai bisogni della comunità. Com

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