"Nei giorni scorsi l'aura che circonda Monti è sbiadita". Per il Wall Street Journal il premier italiano ora è più debole. Per fattori esterni - la pressione dei mercati sui bond italiani e la rigidità della Germania - e interni: "i parlamentari italiani che guardano con occhio critico ai problemi irrisolti (ancora) in agenda, come la riforma del lavoro, i tagli alla spesa pubblica e i piani per modernizzare il sistema giudiziario".
"Se Monti riuscirà a riconquistare il suo precedente slancio è una delle domande più importanti che l'Europa si deve porre. Perché per le dimensioni della sua economia e del debito, 1.900 miliardi di euro pari al 120% del Pil, l'Italia sarebbe troppo grossa per essere salvata". I timori degli investitori stanno spingendo i costi di finanziamento dell'Italia ai livelli precedenti all'arrivo di Monti.
Un Monti improvvisamente traballante non piace affatto a Berlino. "Col governo Monti l'Italia ha compiuto enormi progressi. Se l'Italia continuerà sulla strada imboccata con Monti non ci saranno pericoli", si affretta a dichiarare alla Stampa il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. Un progresso, aggiunge, "che viene riconosciuto ovunque in Europa e sui mercati". "Posso solo sperare che le forze politiche nel Parlamento italiano e l'opinione pubblica continuino a sostenerlo con decisione perché la strada di un ritorno ad una crescita sostenibile attraverso riforme strutturali, miglioramento della competitività e riduzione del deficit è quella giusta" aggiunge auspicando una strada in discesa anche sul fronte della riforma del mercato del lavoro. "Mi auguro che Monti sia sostenuto anche su questo punto", spiega, puntualizzando che lui, comunque, non darà all'Italia "dei consigli attraverso i media". "Monti sa meglio di molti altri quali riforma strutturali sia possibile attuare in Italia".
Sulla proposta di scorporare specifici investimenti pubblici dal calcolo del deficit, Schaeuble frena. "Non consiglierei di risolvere i problemi attraverso delle variazioni statistiche. E' già andata decisamente storta al momento dell'ingresso di alcuni paesi dell'Unione monetaria, non ripetiamo l'errore", dice ribadendo il no tedesco agli eurobond. "Per collettivizzare le garanzie c'è bisogno di una vera unione fiscale: se mettiamo in comune le garanzie ma non le politiche di bilancio creiamo enormi incentivi sbagliati. Una collettivizzazione delle garanzie può esserci alla fine del processo verso un'unione fiscale, è incontestabile", dice ancora, sottolineando come non sia "una questione di tempo" ma di " creare le condizioni istituzionali". E quanto ai project-bond Schaeuble dice: "Si tratta di muovere soldi privati attraverso risorse pubbliche e avviare progetti sensati. Però non abbiamo una carenza di risorse finanziarie per i progetti infrastrutturali, bensì una carenza di progetti che incentivino una crescita sostenibile.
Nei fondi europei ci sono risorse non usate. Prima di affrontare nuove discussioni, con cui sappiamo che non risolveranno problemi, dovremmo preoccuparci di usare in modo rapido e sensato le risorse finanziarie che in Europa ci sono già".