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Confesercenti – L’Imu pesa il doppio dell’Ici – Sulis: “Imprese saccheggiate”

In questi giorni centinaia di migliaia di italiani stanno facendo la fila negli Sportelli dedicati al pubblico, per capire come calcolare e soprattutto quanto pagare di Imu, l’imposta reintrodotta dal Governo Monti. Si tratta di un provvedimento che va a colpire (più che la proprietà di godimento, per esempio nel caso dell’affitto di uno o più locali, e la proprietà di utilizzo) soprattutto lo sfruttamento del bene strumentale che, per sua natura, serve per lavorare. Mentre nei primi due casi è legittimo pagare in proporzione al valore del bene, nel terzo caso parliamo di un importo raddoppiato rispetto all’Ici, vale a dire l’imposta precedente: questo perché l’aliquota, al momento attuale, è salita al 7,6 per mille.

“Si continua a perpetrare il saccheggio delle imprese – commenta Marco Sulis, presidente regionale della Confesercenti –. Se la Corte dei Conti ha suggerito di rivedere la tassazione, se il governatore della Banca d’Italia è arrivato a dire che in Italia il carico di tasse e imposte è esagerato e iniquo, se l’Inps parla di un aumento del 10% su base annuale delle domande di disoccupazione mentre è incrementato il numero dei cassintegrati, ritengo che non sia esagerato parlare di saccheggio, anche perché i consumi sono bloccati ormai da parecchi mesi. Per quanto tempo ancora vogliamo spremere le imprese?”.

“Ho la sensazione – prosegue Sulis – che il Governo non si renda conto della situazione reale del Paese. Comprendo l’esigenza di far quadrare i conti del bilancio statale, ma l’economia reale si basa su tante dinamiche, e non solo sulle tecniche di stampo ragionieristico. Anche gli imprenditori devono e vogliono far quadrare i conti, non solo il Governo. Ma imprenditori e cittadini sono stremati: mi chiedo come si possa far ripartire l’economia nazionale nelle condizioni attuali. Il sistema produttivo è alla paralisi, e il Governo parla di aumentare ulteriormente l’aliquota Iva già ritoccata al 21%: a ottobre passerà al 23%”.

Con l’Imu, le imprese manifatturiere artigiane e quelle industriali pagheranno quest’anno oltre 1.500 euro in più rispetto al 2011. Andrà male anche per le attività commerciali (569 euro di media) e per gli studi professionali (949 euro).  “Un salasso – sottolinea Sulis – che rischia di affossare definitivamente un sistema produttivo già in ginocchio. Se cresce la disoccupazione, significa che stanno diminuendo le opportunità di lavoro per gli italiani. In questi giorni è stato lanciato l’allarme dalla Ragioneria dello Stato: le entrate tributarie sono inferiori rispetto alle aspettative, per un importo che si aggira sui 3,5 miliardi di euro. Ma come possono essere più consistenti se, al di là del recupero più massiccio dell’evasione fiscale, la gente non lavora e dunque non consuma più come prima e non può pagare le tasse? Gli italiani, e in particolare i sardi, hanno perso la capacità di produrre ricchezza, dunque le imposte di conseguenza”.

Il presidente Sulis lancia alcune proposte: “Chiediamo di ridurre il carico fiscale e di incentivare l’occupazione con veri sgravi a favore delle imprese che assumono. Le buste paga oggi pesano, e non di certo per salari e stipendi al netto delle tasse. Se questo Governo ha coraggio e vuole introdurre provvedimenti innovativi, deve ridurre l’Iva e rivedere le aliquote Imu. Stanno costringendo i Comuni a vestire i panni di vessatori perché lo Stato, stringendo i cordoni della borsa nei confronti degli Enti locali, li ha ridotti a cercare le risorse attraverso nuove imposte. Il rilancio dell’economia italiana in crisi, come d’altronde di qualunque Paese che si rispetti, non può essere avviato attraverso formule pensate da ragionieri di Stato, pur potendo vantare lauree prestigiose e incarichi altisonanti”.