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In Emilia la terra trema ancora: 200 scuole inagibili, turni per gli sciacalli

Fanno presto gli ingegneri a dire che l'appartamento e' sicuro. Ma se l'asfalto non la smette di tremare e a metà pomeriggio c'è un'altra scossa magnitudo 4, per tornare fra quelle mura le rassicurazioni non bastano, ci vuole anche il coraggio.

Specie se a meno di un chilometro c'è una zona rossa, un centro storico dove non si può entrare perché son venuti giu' i condomini. Nei paesi colpiti per due volte dal terremoto sono iniziate le verifiche sugli immobili. Si comincia ad abbattere quelli irrecuperabili. Per gli altri, al via libera degli esperti dovrà seguire l'autorizzazione del Comune. Poi i proprietari potranno tornare. Ma chi ha fatto i conti con due scosse assassine in dieci giorni non ha fretta.

Secondo i dati delle amministrazioni provinciali di Bologna, Modena e Ferrara, sono 200 le scuole inagibili o che per riaprire necessitano di interventi. Oggi la direzione regionale per la difesa del suolo ha coordinato le prime 500 verifiche degli immobili, soprattutto abitazioni. Le richieste dei cittadini per le verifiche sono 3 mila. I borghi modenesi, come Mirandola, San Felice, Cavezzo, Concordia, Carpi, Medolla, sembrano disabitati. Saracinesche dei negozi abbassate, poca gente per strada, finestre chiuse. Sono pochi quelli che sono tornati in casa. Il centro commerciale di Mirandola, alle porte del paese, e' ancora deserto e sbarrato.

Chi deve far spesa puo' servirsi in un paio di supermercati che hanno messo un bancone e un po' di merce davanti alla porta. Gli abitanti di via Toti hanno trasformato un giardinetto-spartitraffico in una tendopoli fai da te. "Ho la casa inagibile, i danni si vedono a occhio nudo, non serve un geometra", spiega Isabella Severi, con il braccio ingessato legato al collo. "M'ha fatto cadere il terremoto, e me lo sono rotto - racconta - Dormo fuori casa dal 20 maggio. Ci siamo arrangiati da soli". Ci sarebbero le tendopoli, ma e' meglio restare vicino casa, per il rischio sciacalli.

"Stiamo svegli a turno - racconta Isabella - e teniamo d'occhio la zona". Anche la prefettura ha lanciato un'allerta. Pare che ci siano delle persone che vanno in giro a diffondere false notizie di imminenti nuove scosse. Marta vive in campagna, nel comune di Cavezzo. La sua casa e' integra e agibile. Ma lei dorme lo stesso in tenda, con la figlia. "Abbiamo i nervi scoperti - racconta - Dopo la prima scossa, quella del 20, siamo rientrati a casa. Ma ora, chi ha il coraggio? Prima o poi ci decideremo a chiamare un tecnico, per scrupolo. E poi a rientrare. Chissa' quando, pero"'.

Il sindaco di Concordia, Carlo Marchini, di notte fa il giro del paese, per vedere un po' la situazione. "Alle quattro sembrava una baraccopoli - racconta - Al di la' dei centri di accoglienza, anche i privati si sono organizzati con tende e camper. Vogliono rimanere vicino alle loro case, le vogliono controllare. Ancora si stanno facendo verifiche per la messa in sicurezza delle strade e degli edifici pubblici. Poi sara' la volta delle abitazioni. Ma mi pare che i proprietari non abbiano troppa fretta di rientrare".

Anche riprendere il lavoro non sarà facile. Insieme a quelli nelle case sono cominciati gli accertamenti nelle zone industriali. Finché non saranno terminati, non sarà possibile riprendere le attività. Si tratta di "verifiche visive", spiega il presidente dell'ordine degli ingegneri di Modena, Augusto Gambuzzi, che nei capannoni riguardano "la geometria della struttura, le colonne e le capriate" e nelle abitazioni le crepe: "In base alla loro posizione, forma e profondità siamo in grado di capire se una casa è sicura o meno - spiega Gambuzzi -. Le crepe non mentono".