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Renato Lai, Gianfranco Bardanzellu, Matteo Sanna, Angelo Stochino e Sisinnio Piras, eletti nelle circoscrizioni provinciali abrogate dal referendum di domenica scorsa, si dichiarano preoccupati per il vuoto amministrativo

«Sono numerose le criticità sorte a seguito del referendum che ha abrogato le quattro province regionali».

Lo sostengono i consiglieri regionali Renato Lai, Gianfranco Bardanzellu e Matteo Sanna (eletti in Gallura), Angelo Stochino (eletto in Ogliastra) e Sisinnio Piras (eletto nel Medio Campidano).

«Siamo preoccupati – affermano – per la rappresentatività territoriale provocata da questo vuoto normativo e amministrativo che si è creata con l’abrogazione delle province regionali; un salto nel buio, pur nel rispetto dell’esito elettorale, che ha visto, proprio nei territori che rappresentavano le province da cancellare, escluso il Medio Campidano, una scarsissima partecipazione al voto il cui quesito referendario non ha tenuto conto di quanto già espresso 8 anni fa dal popolo sardo che aveva disertato le urne quando si chiedeva di non far nascere le nuove 4 province».

«Il voto referendario – proseguono – nasce in un contesto storico particolare indirizzato a colpire la cosiddetta “casta” identificando una rappresentanza istituzionale e legittima come un baraccone inutile e costoso, destinato solo a generare spreco di denaro pubblico».

«L’abrogazione, inoltre, avviene in un contesto di mancanza di assetto organico di governo del territorio, cancellando quell’essenziale livello di rappresentatività politica esercitata da questi enti, e fra tutte le criticità manifestatesi, quella con maggior rilievo è, senz’altro, persino la possibilità concreta che vengano eliminate le ASL coincidenti con le circoscrizioni provinciali. E ciò provocherà pesanti risvolti negativi nell’organizzazione dei servizi sanitari».

«Inoltre – sostengono ancora Lai, Bardanzellu, Matteo Sanna, Stochino e Piras – altre criticità rischiano di mettere in crisi un sistema che si stava perfezionando. Non ultimi, la perdita di finanziamenti comunitari richiesti il cui iter era in corso, l’allungamento, da parte dei comuni, per l’approvazione dei PUC a causa della poca chiarezza che si sta presentando per quanto riguarda gli uffici di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), l’impossibilità ad appaltare e portare a compimento gli interventi di manutenzione estiva nei plessi scolastici di secondo grado che gestivano le province. Anche le imprese creditrici delle nuove province troveranno grosse difficoltà a vedersi pagati i lavori effettuati, con pesanti ripercussioni negative in termini di occupazione e sviluppo economico. Infine, non si comprende bene a chi saranno affidate la gestione e la manutenzione della rete viaria ex provinciale e come potrà essere gestito e coordinato l’antincendio e le campagne di disinfestazione».

«Quanto abbiamo delineato, è solo un accenno del quadro ben più esteso dei complessi disagi provocati con l’abrogazione delle province regionali e abbiamo la consapevolezza che, al momento, non esiste una norma che ci consenta di ovviare al dettato referendario con il quale sono state abolite le quattro province, ma ci sentiamo impegnati a ricercare una possibile soluzione nell’ottica di un riassetto generale organico che rimetta in discussione tutte le province sarde e che vada oltre la mera presa d’atto della soppressione delle cosiddette nuove province senza averne razionalmente valutato  le devastanti conseguenze».

«Infine – concludono gli esponenti politici – ci sentiamo fortemente impegnati a seguire percorsi legislativi con l’obiettivo di risolvere le criticità che stanno emergendo e si stanno imponendo come conseguenza, non valutata correttamente, da chi ha proposto i referendum».

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