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Calcioscommesse: capi ultrà minacciano i calciatori per pilotare le partite, arrestati

Ogni giorno di più si scopre che il calcio non è più uno sport ma un centro dove convive agiatamente la  delinquenza comune, a volte associata a calciatori (che evidentemente non si possono chiamare in questo modo), che il sano tifo. Infatti, è il caso degli arresti avvenuti a Bari dei capi ultrà, tanto coccolati dai club calcistici, che, pare, minacciavano pesantemente, come una banda ti taglieggiatori, quei giocatori perché non si mettevano d'accordo con loro per falsare i risultati delle partite. Ora. la magistratura ha fatto stringere, doverosamente se saranno ritenuti colpevoli dei reati ascritti, le manette ai polsi, nella notte, ad alcuni capi ultrà biancorossi.
Gli arresti, effettuati da parte dei carabinieri del comando provinciale di Bari , sono da ricondursi alle indagini sul calcioscommesse dirette dalla procura del capoluogo pugliese. Gli indagati sono accusati di aver chiesto ad alcuni calciatori del Bari nel campionato di serie A 2010-2011, di perdere almeno tre partite per assicurarsi così forti vincite con le scommesse fatte. Il reato che viene contestato è di concorso in violenza privata aggravata.

I capi della tifoseria dei quali era sinora noto fossero indagati sono Raffaele Lo Iacono, Roberto Sblendorio e Alberto Savarese: di loro e delle loro minacce per costringere alla sconfitta in alcune partite, hanno parlato l'ex centrocampista barese Marco Rossi, ora al Cesena, e l'ex capitano del Bari Jean Francois Gillet, ora portiere del Bologna, interrogati nei mesi scorsi . Entrambi hanno sostenuto che le richieste degli ultrà furono respinte.

Gli arrestati sono accusati di aver tentato di imporre ai calciatori, prendendone uno a schiaffi, di perdere le gare di serie «A». Le indagini si riferiscono infatti alla stagione agonistica 2010/2011, quando il Bari militava ancora nella massima serie del campionato di calcio ed ormai ultimo in classifica, a un passo dalla sicura retrocessione in «B». Tre le gare finite sotto la lente degli investigatori: Bari-Samp (23 aprile 2011, 0-1), che segnò la retrocessione matematica dei biancorossi, Cesena-Bari (17 aprile 2011, 1-0), Bari-Chievo (1-2, del 20 marzo 2011). Marco Rossi (ascoltato come indagato) ha detto agli investigatori che «poco prima della partita Cesena-Bari, alcuni capi ultrà avevano intimato ai rappresentanti dei giocatori, tra cui il portiere Gillet e lo stesso Andrea Masiello, di perdere le successive due partite di campionato, ovvero Cesena-Bari e Bari-Sampdoria, in quanto avevano essi stessi scommesso sulla sconfitta del Bari».

Anche Gillet, ascoltato come testimone il 7 febbraio scorso, ha detto di aver ricevuto «intimazioni» da alcuni «esponenti di vertice degli ultrà» - riconosciuti in foto dall'ex capitano biancorosso per Raffaele Lo Iacono, Roberto Sblendorio e Alberto Savarese - solo per l'incontro Cesena-Bari. Secondo quanto dice Gillet a verbale, gli ultrà avrebbero detto: «Aho, siete ultimi, avete fatto questo campionato di... non vi è mai successo niente, nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani dovete perdere. Basta, non c'è stato niente da dire, così». Gillet risponde in maniera negativa, e loro: «Va beh, da ora fino alla fine non si sa mai che cosa può succedere, tu vivi a Bari, non si sa mai». «È sufficiente, in ogni caso, consultare gli almanacchi del calcio o la raccolta della stampa sportiva di quel periodo - scrive il giudice - per verificare che il Bari avrebbe comunque perso sul campo per 1-0 entrambe quelle partite».

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