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“Non è stata una catastrofe” ma il PdL implode: Ferrara, Berlusconi non sa cosa fare

Lo sapevano già tutti, da mesi. Ma al quartier generale del Pdl la certezza che le amministrative sarebbero andate male non si affiancava alla consapevolezza di "un "crollo di questa portata", come ammette più di una voce in via dell'Umiltà. Tanto che lo stesso Angiolino Alfano, davanti alla stampa, ammette la "sconfitta". Ma poi cerca di ridimensionarne la portata: "Non è una catastrofe". E la colpa, eventualmente, è di Monti.

Ufficialmente, Silvio Berlusconi da Mosca arriva a definirsi "soddisfatto" per i risultati "superiori alle aspettative". Ma ufficiosamente il Cavaliere è descritto come deluso e allo stesso tempo ulteriormente indebolito politicamente: una parte del Pdl è fortemente critica per la gestione del partito, la scelta dei candidati, la decisione dell'ex premier di restare defilato e non spendersi in campagna elettorale. Tanto che alcuni parlamentari già parlano della necessità di convocare subito un vertice (magari un ufficio di presidenza o anche una direzione) dove potrebbero "volare gli stracci" e si "potrebbe assistere a una resa dei conti".

Le 'colombe' frenano scenari "apocalittici - afferma un ex ministro 'forzista' - ma sicuramente sarà necessario un chiarimento per ritrovare la rotta". Ufficialmente, la linea addossare la responsabilità del risultato non certo positivo per il Pdl alla scelta di appoggiare il governo Monti ("paghiamo il prezzo della responsabilità", scandisce Alfano) e di rilanciare l'aut aut, avvisando il Professore che il via libera del partito di maggioranza relativa ai suoi provvedimenti non sarà più scontato. Ma sono armi spuntate, perché sia Alfano che lo stato maggiore del Pdl sono consapevoli che il partito esce indebolito dal voto amministrativo e la sua capacità di contrattare con il governo non può spingersi troppo in là per non rischiare - è l'analisi a caldo di un altro ex ministro - di creare l'incidente.

Se, infatti, Berlusconi per primo non ha mai preso davvero in considerazione la possibilità di staccare la spina a Monti perché un voto anticipato penalizzerebbe proprio il Pdl e porterebbe la sinistra a palazzo Chigi, dopo le amministrative le urne per il Cavaliere sono da evitare ad ogni costo. Timore condiviso anche dall'ala più dura del Pdl, gli ex An, da sempre refrattari a sostenere il governo. Anche se qualcuno, tra gli ex colonnelli, continua a ripetere che "a questo punto meglio il voto e farsi un giro all'opposizione, così lasciamo tutte le grane a Bersani, Vendola e Di Pietro e noi abbiamo il tempo di ricostruire il partito". Si, perché nel Pdl quasi nessuno, compresi Alfano e Berlusconi, nascondono che il Pdl così non avrà vita lunga. E cresce il timore del moltiplicarsi delle 'fronde', dei 'malpancisti' e ancor di più delle fughe verso il centro.

Gianni Alemanno invoca la convocazione rapida del congresso. E c'è già, ad esempio, chi tra i malpancisti è pronto anche a costituire un gruppo autonomo proprio a Montecitorio, che possa fare da apripista all'arrivo di Luca Cordero di Montezemolo. Nel partito, infatti, alcuni 'big' non negano che lo stesso Cavaliere sia pronto a 'cambiare cavallo'  in corsa per continuare a 'dare le carte'. Ma Berlusconi deve vedersela anche con i malumori che lo riguardano: non è piaciuta, ad esempio, la scelta di volare a Mosca da Putin proprio il giorno dei risultati. E c'è chi, dietro anonimato, afferma: "non ha fatto nulla, non si è speso per niente, e proprio oggi ci lascia qui da soli... Ma se siamo arrivati a questo punto è anche per i suoi errori".

L'ex premier prende tempo, nega la sconfitta e ribadisce l'appoggio a Monti. Ma, nel frattempo, continua a tenersi aperte tutte le possibilità: sa bene che l'ipotesi del cosiddetto 'appoggio tecnico' è poco percorribile (possibilità tra l'altro smentita oggi da Alfano, che però conferma lo stop ai vertici 'ABC'), che Casini non gli farà sconti e che il malessere nel Pdl aumenterà. Meglio attendere – è il ragionamento dell'ex premier - e vedere i vari riposizionamenti. Tranchant l'analisi di Giuliano Ferrara: "Berlusconi non sa che cosa fare, non ha la minima idea di cosa fare, l'unica cosa e' che ha capito di dover appoggiare il governo Monti". 

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