Nonostante affondiradici molto antiche, la secolare vocazione allevatoriale della Sardegna, chenegli anni ha fruttato riconoscimenti e prestigiosi successi sportivi per il cavallo anglo arabo, la razza creatadall’incrocio di equini indigeni sardi (per il 90%) con stalloni arabiimportati dal deserto siriano e poi migliorata con l’introduzione delpurosangue inglese, oggi non produce l’indotto che sarebbe in grado digenerare, soprattutto a causa del disinteresse della politica regionale.
Potenzialitàinespresse per un settore che potrebbe rappresentare il fioreall’occhiello per le aziende agricole sesi pensa che il 65% della produzione elitaria nazionale (sportequestri e galoppo) è di provenienza sarda e che sono circa un migliaio ogni annoi cavalli nati e allevati nell’isola.
E’ semprepiù difficile trovare un’adeguata collocazione commerciale, lamentano gliallevatori che sottolineano il paradosso che ogni anno in Italia vengonoimportati dall’estero circa 9.000 cavalli.
Tra le altrecriticità la perdita di centralità e autorevolezza dell’Istituto di IncrementoIppico, oggi commissariato e centrifugato all’interno di Agris.
I dati e i problemi del settore verrannoillustrati nel corso di una Conferenza Stampa che si terrà domani venerdì 20Aprile a Nuoro, alle ore 10.00, nella sede di Confagricoltura in via Aosta 1,alla presenza dei presidenti Stefano Ferranti (Confagricoltura Nuoro Ogliastra)e Mario Cossu (Associazione Nazionale Allevatori Cavallo Anglo Arabo e Derivati).Com