"Ci sono in Sardegna una novantina di lavoratorisocialmente utili (LSU), figli di un dio minore. Per questo occorre cha laGiunta regionale dia piena attuazione agli accordi e ai procedimenti distabilizzazione e. per questo, prendere in considerazione la possibilità diintervenire in via amministrativa seguendo quanto indicato dal Pianostraordinario per l’occupazione e per il lavoro del 2011, affinché a questi LSUsiano riconosciuti i diritti e continuino ad espletare la loro attivitàlavorativa presso gli enti territoriali di appartenenza attraverso specificiprogrammi da attuarsi attraverso specifica società in house regionale».
È quanto chiede, con una interrogazione all’Assessore delLavoro, il consigliere regionale Giorgio Locci, preoccupato per i circa 90lavoratori socialmente utili (70 solo nel Sulcis) che ancora non hanno trovatouna stabilizzazione.
«Si tratta di persone che, a tutt’oggi, vivono con unsussidio che arriva a circa 700 euro il mese, senza il pagamento degli oneriprevidenziali – precisa il consigliere regionale - con la conseguenza chequesti lavoratori avranno un assegno pensionistico talmente esiguo da portarein un prossimo futuro gravi problemi sociali ed economici per le famiglie aloro carico».
«Dalle informazioni che ho acquisito – prosegue -sembrerebbero ancora sussistere i finanziamenti per la copertura economica, maconfidiamo, in particolare, sul “Piano straordinario per l’occupazione e per illavoro. Anno 2011. Indirizzi operativi per la predisposizione del Piano regionaleper i servizi, le politiche del lavoro e l’occupazione” approvato dalla Giuntaregionale il primo giugno 2011, il cui obiettivo è quello di inciderepositivamente nel capitolo dell’inclusione sociale sui processi distabilizzazione del precariato e dei lavoratori, impegnati dal 1997. inattività socialmente utile».
Per questo motivo, Giorgio Locci chiede, all’Assessoreregionale del Lavoro, di conoscere come intenda procedere alla stabilizzazioneaffinché, seppure alla luce della discutibile impugnativa del governo, si pongafinalmente rimedio a questa sostanziale forma di lavoro irregolare, attesoanche il numero dei lavoratori interessati appare limitato, e che, comunque,almeno 70 di essi sono della Provincia di Carbonia-Iglesias, un territorio già fortementepenalizzato dalla crisi economica e industriale. Com