“La società sarda è chiamata ad affrontare nodi, limiti e criticità, frutto di scelte compiute in passato, che sono gli stessi da decenni”. Lo ha detto il presidente Cappellacci durante il suo intervento all’assemblea degli Stati Generali sulla vertenza Sardegna.
“I problemi sono gli stessi da trent’anni, - ha aggiunto - ma nel frattempo il mondo è cambiato e ora spetta all’attuale classe dirigente la responsabilità di prendere decisioni anche per il futuro.” Il presidente ha indicato, come elemento determinante per orientare il dibattito, la risposta a una domanda: “Perché oggidovremmo essere capaci di realizzare quello che in passato non è stato possibile portare a compimento? Sono diversi - ha evidenziato - i motivi che fanno pensare che ciò sia possibile. In primo luogo, perché il contesto politico è profondamente mutato: l’Esecutivo nazionale è sostenuto da una maggioranza composta da forze politiche che vanno dalla destra alla sinistra, passando per il centro.
In secondo luogo - ha proseguito Cappellacci - perché ci si muove in un quadro che non è più solo locale o nazionale, e in questa fase cruciale aumenta la consapevolezza della necessità del contributo della nostra isola e del Meridione d’Italia al consolidamento della posizione del Paese nello scenario europeo. Il terzo elemento è la sponda straordinaria offerta da un grande meridionalista: il presidente Napolitano, che ha trasferito in modo forte e chiaro la sua convinzione assoluta di dover affrontare la questione sarda, e lo ha fatto come garante di quell’Unità nazionale che non può non passare attraverso quella coesione territoriale richiamata a livello europeo dal Trattato di Lisbona. Lo stesso trattato – ha ricordato il governatore della Sardegna - che, per quanto ci riguarda, all’art. 174 fa un chiaro riferimento all’insularità”. Per raggiungere gli obiettivi, però, il presidente della Regione ritiene che serva altro, e indica anche un quarto fattore, un “di più”, che in passato è mancato e che ora può essere fondamentale per raggiungere i risultati auspicati: quello della coesione. “Se vi è una responsabilità della nostra attuale classe dirigente - ha osservato - è quella di non aver unito finora le forze, la nostra creatività e le nostre eccellenze. Occorre un impegno straordinario, un cambiamento di stile. Abbiamo il dovere di circoscrivere un ambito condiviso di questioni che possa essere davvero sintesi efficace e posizione unitaria. Sono d’accordo – ha detto mentre si avvia alla conclusione del suo discorso - con i sindacati quando chiedono che si debba arrivare a un tavolo che preveda il pieno coinvolgimento di tutte le forze economiche e sociali. Impegniamoci per allargare quel tavolo. L’Assemblea degli Stati Generali avvia un percorso che deve essere alimentato con il contributo leale e finalizzato a raggiungere il risultato da parte di tutti. Ognuno deve fare la sua parte e come presidente della Regione assicuro che farò la mia per consentire a ciascuna rappresentanza di dare il proprio contributo.
Smettiamo – quindi - di vestire la maglia dei nostri rispettivi club di appartenenza, lasciamola alle partite di un altro campionato che può essere disputato a parte e che non finisce qui, e sulle grandi questioni vestiamo quella della nazionale sarda: quella con i quattro mori”. Com