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L’Onu: in Siria 8mila morti

 Dal 9 marzo l'esercito siriano sta conducendo un'offensiva nella regione montagnosa al confine con la Turchie con l'obiettivo di controllare la città di Idlib e altre dove si trovano i ribelli.

Sono oltre ottomila le persone che hanno perso la vita in Siria da quando, una anno fa, sono iniziate le rivolte contro il regime di Bashar al-Assad, represse nel sangue dalle forze governative, stando al presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite Nassir Abdulaziz al-Nasser. Fra le vittime si contano molte donne e bambini. Inoltre, prosegue Al-Nasser, in Siria sono "sistematiche e diffuse le violazioni dei diritti umani" e la "comunità internazionale ha una sua responsabilità" nel prosieguo delle violenze.
Secondo i dati forniti dall'opposizione siriana, invece, le vittime delle violenze in corso nel Paese hanno superato quota novemila.

Il governo di Damasco sta disseminando mine antiuomo al confine con il Libano e la Turchia, lungo le vie usate dai rifugiati per fuggire alle violenze in corso da un anno in Siria, denuncia Human Rights Watch, precisando di aver raccolto diversi dati in merito di testimoni e sminatori, oltre che di vittime. Human Rights Watch ha rivolto un appello al governo siriano affinché interrompa immediatamente la disseminazione di mine antiuomo, definite una arma "militarmente non efficace" che colpisce e colpirà negli anni a venire soprattutto civili.

Il gruppo, che ha sede a New York, cita la testimonianza di un ex sminatore dell'esercito siriano, 28 anni, che afferma di aver rimosso, insieme a suoi amici, circa trecento mine dalla zona di Hasanieih all'inizio di marzo, lungo le vie usate dai rifugiati per raggiungere la Turchia.

Proprio in Turchia si trova l'inviato di Onu e Lega Araba Kofi Annan ad Ankara per incontri con esponenti del Cns: l'opposizione siriana, ha detto, ha promesso "piena cooperazione" politica.