L’intervento in flagranza di reato, è stato deciso per interrompere l’incessante attività criminosa, al termine di una lunga ed articolata attività di indagine avviata alcuni mesi fa dalla polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari, dopo che il titolare della farmacia aveva presentato presso gli uffici della Questura una circostanziata denuncia contro ignoti.
Il farmacista aveva rilevato, che, da anni, presumibilmente fin dal 2007, dopo l’espletamento dell’inventario periodico, scopriva un consistente ed inspiegabile ammanco dal sistema del magazzino di varia merce, tra cui medicinali, parafarmaci e presidi sanitari, per un valore di decine di migliaia di euro con grave perdita di fatturato, che hanno messo a rischio la stessa stabilità economica dell’azienda.
In seguito alla denuncia, sono state avviate intense indagini ed eseguiti accurati accertamenti investigativi documentali ed informatici sul sistema gestionale di vendita in uso al personale, all’esito dei quali sono emerse gravi irregolarità commesse da una farmacista dipendente.
Dopo lunghe e laboriose attività di osservazione e ricostruzione delle operazioni di servizio, si è accertato che la farmacista infedele adottava una sequela di modalità artificiose per aggirare i controlli di cassa ed impossessarsi, a più riprese, di denaro a totale insaputa dell’azienda.
Una primo e molto frequente meccanismo di impossessamento fraudolento era quello della falsa operazione informatizzata di vendita del prodotto che, prima viene caricato nel software di vendita, quindi la farmacista procede all’annullamento della transazione: se, in circostanze normali il prodotto rimane presente nel magazzino della farmacia, in tutte queste numerosissime circostanze, si è accertato che l’indagata effettuava la consegna della merce ai clienti, riceveva il denaro ma ometteva di eseguire la fatturazione impossessandosi dell’incasso.
In numerosissimi altri casi, la dipendente produceva alcuni scontrini che, all’atto del rendiconto al titolare alla chiusura di cassa serale, riferiva essere stati stampati per “errore”, dunque soggetti ad annullamento con conseguente storno del relativo controvalore. Quindi, alla fine, si è accertato che in tutte le circostanze, si trattava di operazioni di vendita regolarmente eseguite all’insaputa dell’azienda e con incasso puntualmente ricevuto, che anche in questi casi veniva sottratto dalla professionista.