Press "Enter" to skip to content

Presidenziali, Putin favorito: alle 15 ha votato il 47,6%

Continua a crescere l'affluenza in Russia per le presidenziali: alle ore 15 di Mosca (le 12 in Italia), il tasso di partecipazione era del 47,6%, contro il 42,83% delle presidenziali del 2008.

La vittoria di Vladimir Putin sembra fuori di dubbio e, secondo i sondaggi, l'attuale premier dovrebbe gia' imporsi al primo turno con il 60 per cento dei voti. Molto
staccati gli altri candidati: il comunista Ghennady Ziuganov e' dato al 16,3 %, il miliardario Mikhail Prokhorov all'8,6 %, il nazionalista Vladimir Zhirinovski all'8,3% e il
socialdemocratico Serghei Mironov al 5,6%.

Sulla regolarità delle operazioni di voto vigilano 700 osservatori internazionali e in quasi tutti i seggi sono state installate webcam per evitare i brogli denunciati alle elezioni di dicembre per la Duma, quando la vittoria del partito Russia Unita di Vladimir Putin scatenò un'ondata di proteste che non si e' ancora placata. Malgrado lo scontato successo - e Putin non ha nemmeno escluso di ricandidarsi nel 2018 - le proteste che recentemente hanno riempito le piazze hanno suscitato grande attenzione, anche da parte della comunità internazionale, e non sembrano destinate ad esaurirsi presto.

Ma il voto di oggi sarà soprattutto un referendum sui 12 anni del "regno" di Putin, la
cui legittimità per la prima volta è stata messa in discussione da un vasto movimento d'opposizione. VVP, come viene chiamato in Rete il presidente in pectore, ha tutto quello che un candidato sogna. Domina la politica nazionale dal 2000, quando fu eletto per la prima volta capo di Stato; nei sue primi due mandati presidenziali il Paese ha vissuto una crescita economica senza pari, mentre la sua popolarità schizzava oltre il 75%. Quando nel 2008, impedito dalla Costituzione a ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo, ha lasciato la poltrona più alta del Paese al suo delfino Dmitri Medvedev, si è seduto su quella di primo ministro, diventando il capo di governo più influente della Russia post-sovietica.

Ora si trova ad affrontare la sfida più grande della sua carriera. L'annuncio della ricandidatura, a settembre, ha fomentato la frustrazione dei russi, soprattutto della middle class, per un sistema percepito come corrotto e inamovibile. Se vincerà queste elezioni Putin, rimarrà in carica per sei anni, con la possibilità di ricandidarsi ancora nel 2018, assicurandosi una longevità politica da record Dopo essere stato fischiato pubblicamente durante un incontro sportivo a novembre a Mosca ed essere diventato oggetto di una feroce satira su internet e in piazza, Vladimir Vladimirovich ha improntato la sua campagna elettorale sull'"assenza": il suo programma politico è uscito 'a puntate' sui maggiori quotidiani russi, ha rifiutato di comparire in dibattiti televisivi con i suoi sfidanti perché "troppo impegnato" e il suo volto non è ritratto neppure sui cartelloni elettorali per strada.

Zar Vlad ha snobbato la cosiddetta "classe creativa", che chiede da tre mesi riforme
politiche ed elezioni trasparenti, e ha puntato tutto sulla profonda provincia russa: ripreso a reti unificate mentre incontrava operai, agricoltori e minatori oppure mentre dava prova del suo proverbiale machismo, esibendosi in una discesa di bob a due. Il leitmotiv della propaganda elettorale è stato "stabilità".

Putin si presenta come il solo in grado di garantire ordine e prosperità, contro chi da occidente vuole destabilizzare il Paese, con scenari da rivoluzioni colorate. La notizia dello sventato attentato ai suoi danni rinforza solo questa tesi. In campo economico, promette di accelerare le privatizzazioni, garantire trasparenza nelle società pubbliche e portare la Russia tra le prime 20 nazioni al mondo in termini di clima di investimenti, ostacolati oggi dalla crescente corruzione e dalla troppo stretta interconnessione tra potere politico e giudiziario.

Quello che appare certo è che la Russia di Putin III è cambiata. Bisognerà vedere se il suo nuovo (possibile) leader sarà in grado di adattarvisi, attuando le riforme
necessarie o se si chiuderà di fronte alle proteste di piazza che promettono di andare avanti per tutto il 2012.

More from ARCHIVIOMore posts in ARCHIVIO »