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Nei quattro giorni di proteste per il rogo del Corano già 12 morti in Afghanistan

Nel quarto giorno di proteste dopo il rogo di copi del Corano nella base Usa di Bagram, cortei si segnalano in diverse città del Paese, il numero dei morti è salito a 12 nella sola giornata di oggi.

Due manifestanti sono morti a Kabul, dove centinaia di persone hanno marciato verso il palazzo del presidente Hamid Karzai. La folla, che si è radunata in strada dopo la preghiera del venerdì, ha lanciato pietre contro gli agenti, scandendo slogan contro l'America.

A Herat, nell'ovest del Paese dove è schierato il contingente italiano, circa 500 manifestanti hanno tentato di assaltare il consolato Usa; nei disordini che hanno interessato l'intera provincia sono morte sette persone. Altre due hanno perso la vita nella provincia orientale di Khost mentre un' altra è caduta nella provincia settentrionale di Baghlan.

Le proteste si sono moltiplicate nel Paese dopo i sermoni incendiari del venerdì in cui molti mullah hanno invitato a manifestare contro gli "infedeli", rei di aver oltraggiato il Libro sacro dell'Islam. "Coloro che hanno commesso questo crimine devono essere identificati e giustiziati in pubblico", ha tuonato il mullah Mohammad Ayaz Niazi nella moschea di Wazir Akbar Khan a Kabul.

 A nulla sono servite le scuse ufficiali presentate da Obama al presidente Karzai, in seguito al rogo del Corano nella base di Bagram.

L'Ambasciata degli Stati Uniti giovedì notte ha emanato un "messaggio di emergenza" nel quale invitava i connazionali a non muoversi e non uscire. E soprattutto a evitare di farsi vedere nei luoghi in cui di solito si radunano gli occidentali nelle città afgane.

 Ieri dai Talebani è arrivato l'appello al popolo afgano a "aggredire" le basi e i convogli militari "degli invasori": ogni buon mussulmano deve "ucciderli, catturarli. Inefficace l'invito alla moderazione di un gruppo di leader religiosi locali, a non farsi coinvolgere in "proteste che potrebbero consentire al vero nemico, gli insorti, di approfittare della situazione".

La Nato continua a indagare sul rogo di alcune copie di Corano nella base di Bagram e chiede agli afghani di essere pazienti e mantenere la calma. Lo ha fatto sapere in un comunicato il comandante dell'Alleanza nel Paese, generale John Allen. La Nato, ha aggiunto, sta lavorando insieme ai leader locali per garantire che un incidente simile non si ripeta. 

Il primo ministro pakistano Yousuf Raza Gilani ha chiesto a talebani e altri gruppi militanti afghani di partecipare a colloqui di pace con il governo di Kabul. L'appoggio di Islamabad alle trattative per la riconciliazione nazionale è fondamentale per i legami storici tra movimento taliban e il Pakistan, inoltre gran parte del gruppo militante ha sede nel territorio pakistano. Il governo di Islamabad aveva già annunciato in passato di appoggiare il processo di pace promosso da Kabul, ma l'appello di Gilani è uno dei primi con cui si spingono i talebani ad avviare i colloqui.