"La legalità non è un paio di ciabatte che si devono indossare soltanto quando fa comodo e buttare nella spazzatura quando si ritiene che diano fastidio". Sceglie una metafora il Procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli, per ribadire la sua linea di fedeltà alle leggi e alla Costituzione e commentare le contestazioni di frange del movimento No Tav nei suoi riguardi.
Dopo i disordini di Genova e la mancata presentazione del suo libro a Milano, il procuratore raccoglie decine di attestati di solidarietà, a cominciare dalle forze dell'ordine e dal mondo politico: dal presidente dell'Idv, Antonio Di Pietro, al capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, al vicecoordinatore di Futuro e Libertà, Fabio Granata, a Claudio fava, della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. A Torino, nascono anche le proposte di invitarlo a presentare il suo libro nell'aula del Consiglio regionale (Italia dei Valori) e in Comune (Radicali Italiani).
Non recede, invece, dalla contestazione Beppe Grillo che, nel suo blog, ricorre all'ironia. "Il giudice Caselli è uno di noi - scrive - è il miglior sponsor del movimento No Tav". E aggiunge: "Più parla, più la solidarietà per la Val di Susa aumenta in tutta Italia".
L'attacco di Grillo è diretto (aver "equiparato i No Tav ai camorristi"), riguarda le modalità con cui Caselli ha condotto l'inchiesta giudiziaria sugli incidenti della scorsa estate in Val Susa (che ha portato a 26 arresti di attivisti No Tav) e arriva alla provocazione: dargli la cittadinanza onoraria di Chiomonte e Venaus "per aver compattato e indignato - scrive Grillo - decine di migliaia di valsusini e italiani". Caselli non replica a Grillo perché - spiega - è imputato in un procedimento istruito dalla Procura di Torino mio ufficio" per violazione dei sigilli di una costruzione abusiva in Val di Susa.
Su una lunghezza di Grillo è il leader storico del movimento che si oppone alla costruzione della Tav Torino-Lione, Alberto Perino: basta contestare Caselli - dice a una cinquantina di studenti riuniti per una 'lezione' all'Università di Torino - "perché gli facciamo pubblicità".
Il pm torinese rigetta la tesi che l'inchiesta abbia criminalizzato il movimento No Tav e spiega che "è evidente e provato che si sono perseguiti fatti specifici addebitabili a singoli individui sulla base di prove che li riguardano individualmente ed esclusivamente. Il movimento - ribadisce ancora una volta il procuratore di Torino - non c'entra niente, non c'entra la valle, non c'entrano i No Tav".