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Bersani replica a Scalfari: “Non siamo un partito in cerca di Dna”

"Dopo quattro anni siamo usciti dal problema identitario. Non abbiamo certo finito il nostro lavoro di costruzione né abbiamo corretto tutti i nostri difetti, ma non siamo più un'ipotesi o un esperimento o un partito in cerca di Dna". Così il segretario del Pd Pierluigi Bersani risponde ad un editoriale del fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, in una lettera pubblicata da Repubblica. 

"Siamo un Partito progressista, un Partito del lavoro, della Costituzione, dell´Unità della nazione - è il ragionamento di Bersani - Un Partito profondamente europeista. Ormai esistiamo. Non possiamo più permetterci sedute psicanalitiche. Il nostro profilo sarà semplicemente il prodotto di quello di ciò che diremo e che faremo per l´Italia e per l'Europa, sostenendo i valori e gli interessi che vogliamo rappresentare".

"Nel Parlamento Europeo c'è stata una evoluzione positiva: si è formato il gruppo dei Socialisti e dei Democratici Europei, che sta lavorando bene. Ci si deve impegnare per un esito simile sul piano politico: la costruzione cioè di un soggetto politico europeo aperto ai riformisti di diversa ispirazione. Non è forse geneticamente connaturata al Pd una simile proposta? Non è forse coerente con quello che diciamo a proposito di una organizzazione internazionale dei progressisti che oltrepassi le antiche famiglie e che raccolga i soggetti socialisti, democratici e liberali, di tradizione ambientalista o di ispirazione religiosa, che in tutto il mondo combattono il liberismo della destra conservatrice? Noi dunque opereremo in questa chiave", scrive ancora Bersani.

"La prima: non cadremo nella pretesa ridicola di dare lezioni e terremo conto del peso reale delle forze progressiste in campo in Europa. La seconda: non avremo timore di contaminazioni per eccesso di vicinato".

Ma l'anima centrista del Pd non digerisce il risultato delle primarie per la scelta del candidato di centrosinistra a sindaco di Genova. "Adesso - dice Fioroni al Messaggero - bisogna reagire. La colpa non è dello strumento. Occorre che il Pd rivendichi la guida delle coalizioni e scelga il candidato vincente".

Per Fioroni, tuttavia, Bersani non è il colpevole: "Bersani va giudicato sulle scelte nazionali e i sondaggi lo premiano. Siamo un partito federale. I dirigenti regionali e locali devono assumersi le loro responsabilità, e trarne le conseguenze.

Occorre coraggio". E precisa: "Coraggio significa affermare con chiarezza, a tutti i livelli, che il Pd riformatore deve costruire un`alleanza rafforzata, direi federativa, con il Terzo Polo. Perché questo rappresenta il baricentro su cui costruire l'alternativa di governo".

"Se sosteniamo con forza - aggiunge Fioroni - il governo Monti, per salvare l’Italia, diventa difficile dare vita a coalizioni locali esclusivamente con partiti che sono all`opposizione di questo esecutivo e che marciano in direzione opposta a quella del Pd. Così, gli elettori non ci comprendono".

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