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Istat – Il divario salari-prezzi al massimo

Nel 2011 la forbice tra l'aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,8%) e l'inflazione (+2,8%) ha raggiunto un divario pari a 1 punto percentuale, il più alto dal 1995. A dicembre il divario tra l'aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,4%) e l'inflazione (+3,3%) su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,9 punti percentuali.

Si tratta del divario - comunica l'Istat – più alto dall'agosto del 1995, quando aveva toccato 2,4 punti percentuali. Bassissima anche la fiducia dei consumatori che si attesta ai livelli minimi dal 1996, ovvero da quando è iniziata la rilevazione di questo dato e sul divario tra livello delle retribuzioni e crescita dei prezzi. I redditi delle famiglie, secondo quanto rilevato da un'indagine di Bankitalia, risultano inferiori addirittura a quelli del 1991''. Ad affermarlo in una nota congiunta sono Adusbef e Federconsumatori.

Il potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso, rilevano le due associazioni dei consumatori, ''è diminuito dell'1,9% secondo i dati odierni dell'Istat. Questo significa, per una famiglia media monoreddito che percepisce un reddito 1.500 euro al mese una diminuzione del potere di acquisto pari a 342 euro l'anno, mentre nel caso il reddito percepito sia di 2.000 euro al mese la diminuzione del potere di acquisto è pari a 456 euro l'anno''.

 

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