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Il comandante della nave costa Schettino davanti al gip: ora rischia 15 anni

Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata all'Isola del Giglio, "rischia fino a 15 anni di carcere", e "al momento le accuse sono omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di nave". Lo ha detto il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, titolare delle indagini, a Radio Anch'io sul Gr1 Rai.

 Al terzo piano del tribunale di Grosseto, nell'aula dei giudici per le indagini preliminari, si tiene l'udienza di convalida per il fermo in carcere emesso nei confronti del comandante della Costa Concordia. 

È stato interrogato tutta la notte Diego Scarpato, ufficiale in seconda della Concordia, che nei minuti immediatamente successivi all'incidente si trovava insieme ad altri ufficiali alla plancia di comando della nave della Costa crociere. Scarpato ai magistrati ha confermato, che lui insieme ad altri ufficiali avrebbe dato il via all'evacuazione della Concordia ben prima che la ordinasse Schettino. Il comandante non si decideva ancora, nonostante la situazione drammatica della nave che era sempre più inclinata.

L'equipaggio quindi decise autonomamente di far preparare comunque le scialuppe, mettendo così in salvo le oltre 4mila persone a bordo. Scarpato è originario della penisola sorrentina ma residente in Ungheria. Al momento non è indagato.

Nelle registrazioni telefoniche acquisite dalla Procura di Grosseto ci sono le comunicazioni tra l'ufficiale della Guardia Costiera di Livorno e il cellulare del comandante Schettino. Quest'ultimo avrebbe prima detto di essere sulla nave a coordinare i soccorsi, poi (intorno a mezzanotte e mezzo) si sarebbe fatto scappare una frase in cui dichiara di non poter più risalire sulla nave, ammettendo quindi di essere già sceso.

A quel punto, sono l'1,46 della notte tra venerdì e sabato e le operazioni di salvataggio sono ancora in corso, l'ufficiale della Guardia costiera intima con tono risoluto a Schettino di risalire immediatamente sulla nave e di coordinare i soccorsi; il comandante replica dicendo che obbedirà, ma secondo testimonianze non lo avrebbe
mai fatto, restando sempre a terra.

A suo carico ci sono accuse pesanti, emerse dall'inchiesta della Guardia Costiera di Livorno. L'avvicinamento della Costa Concordia al porto dell'Isola del Giglio non sarebbe stato frutto di una decisione di Schettino, ma sarebbe frutto del caso.

Schettino al suo avvocato Bruno Leporatti, che ieri ha passato il pomeriggio in procura dopo averlo incontrato in tribunale, ha detto di voler rispondere al gip. Sostiene, pare, che dopo l'impatto con lo scoglio ha ordinato una manovra di emergenza per avvicinare, accostare la nave all'isola e salvare così "centinaia di vite umane", agevolando i soccorsi. Ma, replicano dalla Guardia costiera, a quel punto la nave non era governabile, aveva i locali motore invasi dall'acqua ed era in balia delle correnti:
Schettino insomma non poteva manovrare.

L'inchiesta della Guardia Costiera avrebbe appurato che l'evacuazione è iniziata alle 22.45, quindi 13 minuti prima della comunicazione di 'abbandono nave' lanciata dal comandante alla Capitaneria di Porto e fissata alle 22.58.