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Cedac – Prohairesis: “Aspettando… Leggendo Metropolitano”

Fra letteratura e teatro nel segno di Tahar Ben Jelloun: l'incontro con lo scrittore magrebino, autore de “La Rivoluzione dei Gelsomini” e “Il razzismo spiegato a mia figlia” domenica 15 gennaio 2012 alle 17 al MiniMax – il Ridotto del Teatro Massimo di Cagliari consolida la collaborazione tra CeDAC e l'Associazione Prohairesis.  Ingresso libero.

L'intersezione tra la Stagione di Prosa 2011/2012 del Cedac e gli incontri d'autore di “Aspettando... Leggendo Metropolitano”, si giocherà su “Le Radici come Futuro”; tema e titolo affascinante per il dialogo tra il narratore e poeta, una delle voci più significative dell' Nord Africa e Mauro Pala, docente di Letterature comparate del Dipartimento di Linguistica e stilistica dell'ateneo cagliaritano.

Per la prima volta nell'Isola, lo scrittore e giornalista nato a Fèz, in Marocco e approdato in Francia dopo la laurea in filosofia e gli esordi letterari nei primi Anni Sessanta (con la collaborazione alla rivista “Souffles”, fondata da Abdellatif Laâbi e divenuta fulcro di un movimento culturale in difesa della libertà d'espressione) affronterà il nodo dell'appartenenza, del legame con la propria terra, lingua e cultura, punto di partenza necessario per costruire la civiltà del futuro.

«Non mi piace la parola identità, è qualcosa che evoca la caserma, la verifica della identità quando si viene fermati o arrestati. Piuttosto parlerei di radici» - ha detto Ben Jelloun in un'intervista -  «Come un albero le portiamo con noi, non si possono tagliare. Non ci si può staccare dalle proprie radici. . Chi non sa riconoscersi ci vive male dentro la propria pelle, sta male per come è... Bisogna avere un buon rapporto con le radici perché possono sempre vendicarsi»*.

Se quasi irrimediabilmente «lo scrittore è un migrante, se non lo è in concreto lo è nel suo immaginario», da quell'esistenza nomade, in bilico tra due mondi e culture l'artista ha tratto la lucidità e forse quella giusta distanza per raccontare del suo “Marocco” come della Napoli de “L'Albergo dei Poveri”, l'arroganza di un potere assoluto ne “Il libro del buio”. Confrontandosi con le questioni scottanti del razzismo e dei diritti civili fino alle recenti riflessioni sulla Primavera Araba (e l'ambiguità dell'Occidente) ne “La Rivoluzione dei Gelsomini”.

Quasi a seguire il filo de “La Notte dei Poeti” del CeDAC, nel cui cartellone era incastonata la “Creatura di sabbia” (e poi “Notte fatale”) nell'interpretazione sensibile di Raffaella Azim, la Stagione di Prosa 2011/2012 con “Aspettando... Leggendo Metropolitano” (primizia invernale della IV edizione del Festival Letterario, a Cagliari dal 7 al 10 giugno, incentrata su “Il Tempo”) accoglierà (nel primo di un ciclo di incontri letterari e non solo) le parole di un intellettuale engagé, attento a indagare e scoprire nuovi orizzonti di senso nella modernità.

«Il bagaglio dello scrittore sono le parole. Ho un bagaglio abbastanza vasto che porto dentro di me. Molte parole, avendo pubblicato molti libri. Ma uno scrittore deve anche intervenire nella società, e io vado nelle scuole, parlo ai giovani, intervengo sui quotidiani. Uno scrittore per me è qualcuno che è in contatto con la realtà. Che sia finzione narrativa o realtà storica. In quanto scrittore non sono in una camera chiusa, piuttosto sto dentro un mondo affollato, viaggio, testimonio e racconto.... Lo scrittore è anche un cittadino, ha delle convinzioni, delle opinioni da difendere. Penso che l’‘impegno’ sia necessario. Non si può far finta che ciò che accade nel resto del mondo, fuori dalla nostra stanza, non ci riguardi. Siamo coinvolti. Tutto ci tocca». Com

 

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