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Confagricoltura: il decreto “Salva Italia” scarica sull’agricoltura il 10% della manovra.

La manovra e le ultime correzioni predisposte dal Governo peggiorano le prospettive di ripresa dell’agricoltura, costretta a sopportare il 10% dei sacrifici contenuti nel decreto “Salva Italia”.

Non esiste infatti alcun contrappeso. Ad un sensibile aggravio delle tasse per le imprese del settore non corrisponde alcuna previsione per lo sviluppo e la crescita.  Non solo gli incentivi per l’Irap non riguardano i redditi agrari ma nemmeno gli aiuti sono applicabili alla maggior parte delle aziende del comparto.

Tra gli aspetti della manovra che suscitano le maggiori preoccupazioni,  l’impianto delle imposizioni fiscali sui terreni e l’accatastamento dei fabbricati rurali (che per gli agricoltori rappresentano i mezzi di produzione) il cui reddito era già ricompreso nei terreni e che vanno verso una duplicazione di imposta. Secondo le stime del centro studi di Confagricoltura, il prelievo complessivo a seguito del recente inasprimento relativo a questo capitolo, ammonterà ad un miliardo di euro di ulteriori tasse.

“La manovra - ricorda il direttore di Confagricoltura Sardegna Maurizio Onorato -brucia il 10% del valore aggiunto prodotto in agricoltura, con il risultato che oltre mezzo milione di aziende italiane sotto i 20 ettari di superficie rischiano di chiudere i battenti. Una vera catastrofe per il sistema agricolo sardo se si considera che nell’isola circa l’85% delle aziende che operano nel settore, hanno dimensioni inferiori ai 20 ettari.  Il decreto Salva Italia sta intervenendo su un comparto già in grave difficoltà che sconta le carenze strutturali - conclude Onorato - scaricando sugli agricoltori e sulle loro famiglie il peso di una manovra che comporta un aggravio della pressione fiscale e non prevede alcuna prospettiva di sviluppo futuro”.  Com