Luciano Uras, in merito all'incontro svoltosi questa mattina in Commissione Bilancio con il Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, circa la vertenza entrate e la situazione economico e finanziaria della Regione, ha dichiarato: "Abbiamo chiesto al Presidente della Regione di richiamare il Governo nazionale alla corretta applicazione della legge e, in particolare, alla attuazione immediata dell’art. 8 riformato dello Statuto, per il quale si è a suo tempo per esplicita iniziativa della Giunta regionale scelta la strada delle norme di attuazione. Questa partita vale almeno 850 milioni anno per il 2010, il 2011 e il 2012".
"Abbiamo rimarcato - ha sottolineato il Consigliere - l’esigenza che il Governo Monti manifesti la volontà di assicurare nuova capacità di spesa alla Regione, ovvero di rivisitare alcune incomprensibili rigidità sulla applicazione dei vincoli del patto di stabilità. Non si tratta quindi di aprire una nuova fase istruttoria ma di rimuovere l’atteggiamento prepotente del precedente Governo Milano-centrico e dei Ministri leghisti che, per ammissione dello stesso Presidente Capellacci, si sono opposti alla legge in materia di entrate ed impedito la sua regolare applicazione. Si tratta di evitare che lo Stato perpetui una palese ingiustizia nei confronti della comunità sarda. Tutto questo riteniamo debba essere ottenuto prima di affrontare in Aula la discussione della legge finanziaria e del bilancio 2012, così come richiesto anche dalle parti sociali che chiedono una manovra economica veritiera e all’altezza della situazione di crisi della Sardegna".
"Con le parti sociali, sindacati e imprese, con il sistema delle autonomie locali, il mondo della cultura e della solidarietà - ha concluso Uras - va costruito un fronte comune che su iniziativa del Consiglio regionale sia capace di portare la "vertenza Sardegna" alla attenzione del Governo e della opinione pubblica nazionale, in tutti suoi aspetti drammatici, del progressivo smantellamento del sistema produttivo e industriale e dell’aggravarsi dei fenomeni della disoccupazione e della povertà". Red.