"Era un mio preciso dovere istituzionale evitare un immediato scioglimento delle Camere. La via obbligata era affidare la formazione di un nuovo governo a una personalità fuori dalla mischia politica, già sperimentata e di indubbia autorevolezza internazionale. Di qui l'incarico al professor Mario Monti. Non c'è stata nessuna forzatura e nessuno strappo rispetto all'ordinamento costituzionale".
Con queste parole Giorgio Napolitano ha spiegato al Quirinale, davanti alle alte cariche dello Stato, la sua condotta. Inoltre ha rinnovato l'appello alla coesione nazionale e al senso di responsabilità delle forze politiche e sociali.
Affermazioni che trovano il consenso di quasi tutte le forze politiche. Solo la Lega si dissocia e attacca frontalmente il Capo dello Stato, tramite Roberto Caldeorli, parlando proprio di "democrazia sospesa". Napolitano ha precisato che i ministri sono stati "liberamente scelti dal presidente Monti e da lui proposti, come vuole l'art.92 della Costituzione".
"Solo con grave leggerezza si può parlare di sospensione della democrazia in un paese in cui nulla è stato scalfito", ha affermato reagendo alle critiche di queste settimane. La sua ricostruzione è stata puntuale. Una grave crisi dell'Eurozona, che e' "ancora acuta e con preoccupanti incognite", rischiava di travolgere l'Italia, occorrevano "decisioni di emergenza", la maggioranza di centrodestra era da tempo in "difficoltà di decisione e di iniziativa", e una larga coalizione era impraticabile a causa del clima politico "aspramente divisivo".
"La crisi era a un punto limite e a me toccava solo registrare e seguire imparzialmente le reazioni delle forze in campo", ha detto Napolitano. Ha spiegato di aver deciso di affidare l'incarico a Monti dopo che il premier Berlusconi "si è risolto, con senso di responsabilità, a rassegnare le dimissioni". La nascita del governo tecnico senza ministri politici è stata una scelta dei partiti che così hanno confermato l' "impraticabilità di ogni ipotesi di larga coalizione".
Ma la fiducia al nuovo esecutivo è stata votata in Parlamento da "un larghissimo arco di forze", e ciò ha detto chiaramente che la scelta di evitare le urne era "largamente condivisa". Del resto, ha fatto notare, la nascita di governi sostenuti da maggioranze non scaturite dalle elezioni si è avuta anche in Germania e in Gran Bretagna, la patria del più "rigido bipolarismo". Quella del governo Monti è comunque una parentesi. Al termine della legislatura la parola tornerà agli elettori.
Adesso i partiti devono garantire sostegno al governo per sostenere "lo sforzo appena avviato" con il decreto all'esame in Parlamento, e "la strada è lunga e in salita". "Il ruolo della politica resta insopprimibile", ha sottolineato Napolitano, ed "è necessario che i partiti facciano la loro parte", rinnovandosi, aprendosi a energie giovani, ed anche integrando il programma del governo che "non è onnicomprensivo".
A loro tocca fare proposte ed approvarle, anche per approvare riforme istituzionali e costituzionali su cui "avevo creduto di poter registrare una tendenziale larga intesa: si recuperi il tempo perduto". Il clima politico più disteso fa sperare. Occorre consolidarlo "anche per creare condizioni più serene in vista delle elezioni e del successivo normale svolgimento della dialettica democratica", necessario per affrontare problemi che richiedono un impegno che va oltre l'orizzonte della legislatura.
Napolitano ha rivolto un appello anche alle forze sociali, ovvero ai sindacati, perché affrontino scelte di grande complessità, come quelle che riguardano il lavoro e le pensioni, con "obbiettività e senso della misura", rinunciando a giudizi perentori, battute sprezzanti, contrapposizioni semplicistiche", con spirito critico e senza pregiudiziali. Le celebrazioni del 150.mo, ha concluso, "hanno ridato fiducia al paese, hanno rafforzato la coesione e la consapevolezza, hanno "confermato l'artificiosità e vanità della predicazione secessionista".