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Interpellanza di Efisio Planetta (Psd’Az) “sulla costituzione di una apposita società di riscossione, competente per tutto il territorio della Sardegna, che non faccia parte del gruppo Equitalia Spa

La Regione deve dimostrare di essere concretamente autonoma dallo Stato italiano, nell’ambito della più complessiva vertenza-entrate, anche nella delicata materia della riscossione dei tributi che, soprattutto in questo gravissimo momento di crisi, presenta aspetti molto complessi in grado di incidere profondamente, e purtroppo spesso negativamente, sul rapporto fra cittadini/contribuenti e istituzioni.

Lo ha sollecitato con una interpellanza il consigliere regionale del PSD’Az on. Efisio Planetta che si dice convinto della necessità di dare corso “all’ordine del giorno unitario, approvato dal Consiglio regionale il 17 novembre scorso, con cui si impegnava la Giunta a trasmettere al Governo un disegno di legge costituzionale con lo scopo di modificare l’art. 9 dello Statuto e consentire la riscossione dei tributi direttamente in Sardegna attraverso una apposita Agenzia regionale.”

Tale scelta, osserva ancora Planetta, “va inquadrata nell’azione di semplificazione e di accorpamento delle strutture portata avanti da Equitalia con la riduzione del numero degli Agenti della riscossione sul territorio (da 16 a 3) che, però, non può avvenire a spese delle grandi realtà insulari che presentano caratteristiche particolari e differenti dal contesto nazionale e da quello delle regioni autonome. Tanto è vero che, fin dal 2007 la Regione Sicilia che gestisce in proprio la riscossione con una sua società il cui azionariato è della stessa Regione per il 60% e della locale Agenzia delle entrate per il 40%.”

Nello specifico, conclude il consigliere sardista, “questa particolare forma di sussidiarietà permetterebbe alla Regione di stabilire un rapporto nuovo e diverso con i contribuenti sardi. Non dimentichiamo che, nel 2010, oltre 60.000 aziende sarde sono finite in posizione debitoria con il fisco per l’ingente somma di 3.5 miliardi di euro, mentre per l’anno che sta per terminare si prevedono ulteriori aumenti sia delle imprese in sofferenza (potrebbero superare di gran lunga le 70.000) che ovviamente dell’ammontare dei debiti (stimati attorno ai 4 miliardi e 270 milioni).”

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