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Secondo Confindustria: 800mila posti di lavoro in meno. Passera: situazione quasi insostenibile

Il 2012 sarà un anno negativo per il Pil, che segnerà in media un calo dell'1,6% contro lo 0,5% registrato nel 2011. Non solo: dopo un andamento negativo "tra l'estate scorsa e la prossima primavera" in cui il Pil avrà perso due punti percentuali, la nostra economia tornerà a salire solo a partire dal terzo trimestre del prossimo anno, da luglio. E' la stima del Centro Studi di Confindustria, che disvela scenari recessivi per l'Italia.

Dall'autunno del 2012, invece, "si assisterà a una graduale accelerazione che consentirà di conseguire un incremento dello 0,6% medio annuo nel 2013".

L'occupazione calerà dello 0,6% l'anno prossimo e dello 0,2% in quello seguente, con 957mila unità di lavoro e 800mila persone occupate in meno rispetto all'inizio del 2008. E' la stima del Centro Studi Confindustria.

Viale dell'Astronomia ritiene molto probabile che "si attenui il reintegro delle persone in Cig, aumentino i licenziamenti e il tasso di disoccupazione salga più velocemente e raggiunga il 9% a fine 2012, rimanendo poi a tale livello nel corso del 2013". Tra i più colpiti dalla crisi, giovani (-24,4% nella fascia 15-24enni e -13,3% per i 25-34enni da meta' 2008 a metà 2011), maschi (-3,4%) e chi ha una minore istruzione (-10,6% per chi ha solo una licenza media). 

"La situazione è anche peggio di quello che ci aspettavamo", dice il ministro dello Sviluppo Corrado Passera intervenendo al seminario del Centro Studi. "Siamo in recessione. Guardiamo i numeri: ci siamo dentro" anche se "per colpe non nostre: viene da fuori". Mentre sul fronte del lavoro c'è "una condizione ai limiti della sostenibilità".

Il pareggio dei conti pubblici, in compenso, è "a portata di mano". L'indebitamento netto sarà dello 0,1% nel 2013, dopo l'1,5% nel 2012. Un obiettivo che richiede il rapido rientro dei tassi sui titoli pubblici sottolineando che "ai livelli elevati di novembre, con il rendimento dei Btp decennali al 7,3%, gli oneri per interessi risulterebbero di quasi 18 miliardi più alti nel 2013". Con questo spread, insomma, l'Italia si 'mangerebbe' in pochi mesi una manovra solo di aumento di interessi sul debito pubblico.

"Il lieto fine per l'Italia non può consistere solo nello scampato pericolo del dissolvimento della moneta unica, cui il Paese può fornire l'innesco, ma dal ritorno all'alta crescita. Ce ne sono i presupposti, ne sono state poste le prime timide basi", dicono ancora gli economisti di Confindustria che scommettono sul "veloce superamento del delicato momento attuale" grazie all'impegno dei paesi Eurozona sulla disciplina di bilancio e la volontà di "gettare i primi forti semi di unione fiscale", grazie al sostegno della Bce mediato dalle banche.