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Manovra – Le farmacie non mollano e sono pronte allo sciopero

"Mentre la stampa dà notizia del rinvio al 2013 delle liberalizzazioni per le
tutte le attività economiche, neanche un minimo segnale di attenzione traspare per quanto riguarda le farmacie. Perché? A chi giova tutto questo?". Una nota congiunta di Federfarma (Federazione nazionale unitaria dei titolari di farmacia italiani) e del Sunifar (Sindacato unitario farmacisti rurali) dà voce alla protesta dei farmacisti, decisi a scioperare contro la manovra Monti.

"Risulterebbe tuttora confermata la norma che consente la vendita dei medicinali di fascia C con ricetta medica nelle parafarmacie e nei supermercati e addirittura il governo sembra voler eliminare il limite dei 15 mila abitanti al di sotto del quale, proprio per proteggere le piccole farmacie rurali, non sarebbe possibile vendere farmaci con ricetta fuori dalla farmacia. E questa sarebbe una manovra equa di sviluppo? Ma è possibile che nessuno si accorga che questa unica anomala 'liberalizzazione' urla di convenienza solo per alcuni?".

La presidente di Federfarma, Annarosa Racca, a margine del tradizionale incontro natalizio con la stampa milanese, motiva così la decisione: "E' un momento triste per la farmacia italiana, ma lo è anche per l'Italia. Perché questa manovra non va verso i cittadini, che così perderanno il loro presidio sul territorio e non avranno più una farmacia vicino a casa". Già oggi, precisa infatti Racca, "le farmacie sono in grande difficoltà". E con la liberalizzazione dei medicinali in fascia C con ricetta "le farmacie più piccole moriranno subito, mentre le più grandi dovranno ridurre i servizi", magari i più innovativi appena introdotti.

"E se ogni farmacia rinuncerà anche solo a una persona, stiamo parlando di 18 mila professionisti che resteranno senza più un lavoro. E questa sarebbe una manovra per lo sviluppo?", chiede la numero uno della Federazione nazionale titolari di farmacia.

"Una manovra per lo sviluppo è quella che noi abbiamo pronta da mesi, anzi anni", prosegue Racca. "Riduciamo il quorum (il numero di abitanti in presenza del quale è possibile aprire una nuova farmacia, ndr) e aumentiamo così il numero di farmacie, anche del 10%, da subito - propone Federfarma - Facciamo concorsi per titoli, dando prelazione a chi ha aperto una parafarmacia, e aumentiamo gli orari. Questa è una riforma che dà lavoro, non è portando le medicine al supermercato che lo faremo", ripete la presidente. 

La garanzia dei farmacisti "Non possiamo tollerare - insiste - che in Italia, per la prima volta al mondo, la ricetta medica esca dalla farmacia per andare nella grande distribuzione. Lo trovo intollerabile da cittadina italiana, perché come tale voglio il mio presidio sanitario e lo voglio vicino a casa. Voglio un posto dove di giorno e di notte, al sabato e alla domenica, io possa andare e trovare un farmacista indipendente, non soggetto a logiche economiche, che curi la mia salute. Non possiamo permettere che una realtà bella come quella delle farmacie possa morire solo per questioni di danaro, che venga distrutta in nome di logiche che fanno guadagnare solo i grandi poteri".

Ma non tutti la pensano così. In queste ore migliaia di fax stanno raggiungendo il Presidente del Consiglio Mario Monti "per chiedergli di non cedere alle pressioni delle corporazioni, in primis la lobby dei farmacisti titolari". Lo annunciano le associazioni delle parafarmacie (Forum nazionale Parafarmacie, ANPI e dal MNLF in rappresentanza dei farmacisti non titolari) che sostengono di non avere "le risorse per acquistare intere pagine dei giornali, ma non rinunciamo alle nostre ragioni perché le riteniamo più forti di qualsiasi potere economico. Presidente resista perché le nostre speranze non siano ancora mortificate". "La partita legata alla liberalizzazione dei farmaci è una partita importante - ripetono le Associazioni delle parafarmacie - perché qui si
giocherà il futuro delle riforme in Italia. Se questa partita verrà persa, sarà difficile affrontare e rimuovere le numerose barriere presenti nel panorama delle professioni in Italia". I farmacisti chiedono anche di rimuovere il limite dei 15.000 abitanti presenti nell'articolo 32 per poter dispensare i farmaci con ricetta. Richiesta condivisa anche da numerosi emendamenti presentati in Parlamento.