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Stipendi parlamentari: loro stessi dicono no, non ora.

Ancora una volta  i poco onorevoli che siedono nei comodi scranni, da dove vengono lauti compensi, dei due rami del parlamento italiano, hanno deciso di non decidere. Quando si tratta di mettere le mani nelle loro tasche bloccano tutto appellandosi alla loro autonomia impositiva, remunerativa ed altro. Il governo, secondo loro, non può intervenire. Ma solo sul popolo a reddito fisso (pensionati e lavoratori dipendenti) a dismisura, vessato nei lungi decenni. Ed espropriati di quasi la metà dei loro guadagni, e tassati nei loro piccoli beni (la casa comprata o costruire con enormi sacrifici) ed altro. Ma la casta no. Ci tassiamo da soli. Ci aumentiamo da soli e, quindi, se c’è da tagliare lo facciamo sempre da soli. Perciò giù le mani del governo da noi. A questo punto, dopo questa ennesima presa in giro, gli italiani dovrebbero far sentire forte e chiaro, il loro disappunto, la loro rabbia, contro questa casta che nulla vuole fare per salvare la nazione del fallimento. L’unica cosa che dicono di poter fare (e i due presidenti delle camere affermerebbero che è giusto così e che saranno le due Assemblee parlamentari a decidere il come ed il quando farlo e cosa fare. Grazie presidenti), è votare la manovra perché tanta loro non vengono toccati.

Ieri, infatti, il presidente Fini, ha affermato: "Escludo che da parte del Parlamento ci possa essere un'azione dilatoria o di contrasto nei confronti di quello che inappropriatamente il Governo ha inserito nel decreto, cioè la riforma delle indennità".

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, pone uno stop al comma 7 dell'articolo 23 della manovra. Il provvedimento stabilisce che, qualora la Commissione governativa per il livellamento retributivo Italia-Europa, non abbia provveduto entro i termini di legge (ossia entro il 31 dicembre) all'individuazione della media dei trattamenti economici europei dei titolari di cariche elettive e di incarichi di vertice delle pubbliche amministrazioni, il Governo provvederà con apposito provvedimento d'urgenza.

Massimo Corsaro del Pdl e Pierpaolo Baretta del Pd sono d'accordo con Fini nel giudicare 'inappropriato' l'intervento del Governo per decreto legge sugli stipendi dei parlamentari. "Non deve essere il Governo a decidere per decreto" dice Baretta. Per Corsaro si sta lavorando "ad un emendamento in cui si stabilirà un tempo massimo entro cui la commissione Giovannini dovrà intervenire. In ogni caso si tratta di un atto che deve fare il Parlamento e non il Governo".

L'ex ministro Mariastella Gelmini sottolinea: "Ormai anche tra i parlamentari c'è ampia condivisione sulla necessità di equiparare gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli dei colleghi europei. Non è un rinvio, questo taglio ci sarà e c'è una Commissione che sta lavorando in merito".