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Seconda Commissione – L’audizione Anci e Università: “Bandi europei, la Sardegna in ritardo: lentezza nella spesa e difficoltà di accesso”.

Prosegue in Seconda commissione, presieduta da Silvestro Ladu (Pdl), la sessione sulle Politiche comunitarie sulla "Legge europea regionale 2010" (disegno di legge 307) della Giunta regionale.

Il presidente Ladu sottolineando l’avvio, attraverso questo provvedimento, di una nuova fase della politica sarda che potrà incidere attivamente nelle scelte europee, ha affermato: "E’ la prima volta che la Regione Sardegna utilizza lo strumento della legge europea regionale, un provvedimento che è stato adottato da poche altre regioni in Italia. La legge europea nasce per garantire un periodico e organico adeguamento dell'ordinamento regionale agli obblighi del diritto dell'Unione europea e recepisce, nelle materie di competenza regionale, gli atti emanati dall'Ue oltre ad assicurare l’attuazione tempestiva e programmata degli atti stessi". Il presidente Ladu ha anche sottolineato con forza l’importanza di un provvedimento che per la prima volta "mette ordine e regola i rapporti tra la Giunta regionale e il Consiglio nelle materie europee, materie che sono sempre state di competenza della Giunta e da cui il Consiglio era escluso". In particolare Ladu si è riferito all’utilizzo delle risorse europee che "non può prescindere da un coinvolgimento diretto dell’Assemblea". L’azione in questa direzione è volta "a far recepire ai sardi e agli amministratori locali l’importanza della possibilità per la Sardegna di partecipare attivamente alla stesura delle normative europee che la riguardano".

La Commissione questa mattina ha convocato i rappresentanti della Giunta, le parti sociali, le università e le associazioni di categoria per raccogliere le posizioni e i suggerimenti in merito al testo della legge europea regionale. Durante l’audizione del direttore generale della Presidenza della Giunta, Gabriella Massidda, e degli assessori all’Industria, Alessandra Zedda, e al Turismo, Luigi Crisponi, la commissione ha approfondito i punti salienti del testo in esame, relativo all’anno 2010, che riguardano il monitoraggio e l’analisi delle direttive comunitarie di possibile interesse regionale e in particolare quella relativa ai servizi del mercato interno che in sostanza adotta le liberalizzazioni nei settori del turismo, dell’artigianato e del commercio. La direttiva in particolare riguarda l’attività di vendita di giornali e riviste, le Commissioni provinciali per l’artigianato e le professioni turistiche.

Sono entrati nel vivo delle problematiche europee applicate agli enti locali i due rappresentanti dell’Anci, il presidente Cristiano Erriu e il direttore generale Umberto Oppus. In particolare hanno posto l’accento sulle enormi difficoltà dei comuni a spendere nei tempi previsti le risorse derivanti dai bandi europei con il rischio costante di disimpegno automatico. Erriu ha auspicato che l’Europa vada sempre più verso l’adozione dello strumento degli affidamenti diretti e che su questi possa essere garante la Regione attraverso una concertazione stretta con gli enti locali. I rappresentanti dell’Anci hanno anche sottolineato la necessità di intensificare l’attività dell’ufficio regionale a Bruxelles che potrebbe diventare il "vero collante e il primo raccordo verso le istituzioni comunitarie". Dello stesso avviso i rappresentanti delle Università di Cagliari e Sassari. Il Prorettore per la ricerca scientifica dell’Università di Cagliari, Francesco Pigliaru ha sottolineato le difficoltà della Sardegna, indietro rispetto a molte altre regioni d’Italia e d’Europa, a ottenere i finanziamenti per la ricerca. "La Sardegna è sempre stata troppo debole e non ha mai fatto valere le proprie richieste, il risultato è che nell’isola arrivano pochissimi finanziamenti per la ricerca che invece vanno ad altre regioni, come il Trentino, che sono più attive o ad altre zone d’Europa, come la Spagna". Il forte ritardo della Sardegna sulla ricerca e la formazione in ambito europeo è stato sottolineato anche dal professor Piero Sanna dell’ateneo di Sassari: "La Regione dovrebbe far valere maggiormente le proprie vocazioni naturali nell’ambito dei progetti di ricerca e porle all’attenzione dell’Europa".

La seduta è proseguita con le audizioni delle associazioni di categoria per le quali hanno preso parola i rappresentanti di Confindustria, Roberto Saba), Confartigianato, Filippo Spanu, Confapi, Silvana Manurita, e Assostampa, Francesco Birocchi, sul Dl 307-legge regionale europea.

A nome di Confindustria, Roberto Saba ha richiamato l'attenzione della commissione su tre punti: recepimento della direttiva europea sui tempi dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, accelerazione dei processi di spesa delle risorse comunitarie e definizione delle politiche di coesione 2014-2020. Sul primo punto Saba ha ricordato che "la direttiva europea, ancora non recepita dal governo nazionale, prevede tempi di pagamento da un minimo di 30 ad un massimo di 90 giorni, solo per alcune tipologie di impresa. Decorsi questi termini, in ogni caso, scattano nei confronti della pubblica amministrazione gli interessi di mora. La misura appare particolarmente urgente nell’attuale periodo di grave crisi e particolarmente in Sardegna. Nella sanità, ad esempio, nel settore delle apparecchiature elettro-medicali di registrano ritardi di 316 giorni e, complessivamente, le aziende hanno già maturato un credito di 183 milioni".

"In materia di spesa dei fondi europei - ha proseguito Saba - la Sardegna registra ad agosto di quest’anno, per una serie di complesse ragioni che riguardano tutto il sistema, un residuo di circa 170 milioni (fra Fse e Fesr). In prospettiva, gli interventi contenuti nella recente manovra del governo nazionale renderanno le procedure più semplici ma sarebbe sbagliato abbassare la guardia, dal momento che le risorse europee sono le uniche che cosentono ampi margini di manovra. Quanto alle politiche di coesione 2014-2020 è nota la tendenza del governo, che avrebbe conseguenze fortemente negative per la Sardegna, a non individuare un obiettivo intermedio e concentrare tutti gli interventi sulle regioni che, secondo i parametri Ue, sono considerate in ritardo di sviluppo. E'’necessario perciò che la Regione Sardegna, anche nel suo negoziato, con il governo, punti al riconoscimento effettivo degli svantaggi competitivi derivanti dalla sua condizione di insularità".

Per Filippo Spanu, di Confartigianto, "le osservazioni di Confindustria sono condivisibili, anche nell'ottica di quell'avviso comune che sta sempre più caratterizzando l'intero sistema delle imprese in questa fase economica particolarmente critica. Tuttavia, in materia di politiche di coesione, ci sentiamo di porre l'accento sulla sussidiarietà, nel senso che le risorse disponibili andrebbero quanto più possibile decentrate sui territori. La Sardegna ha bisogno di fare sistema e, soprattutto, la politica della sussidiarietà consentirebbe di includere maggiormente in un circuito virtuoso le zone interne".

Silvana Manurita, rappresentante di Confapi, ha anch'essa condiviso i contenuti individuati prioritariamente dalle altre associazioni di categoria, aggiungendo che "il sistema pubblico ha grandissimi margini per recuperare efficienza e l'obiettivo del pieno utilizzo delle risorse europee è una sfida che la Sardegna deve essere capace di vincere per far ripartire il suo tessuto produttivo".

Il Presidente dell'Assostampa, Francesco Birocchi, infine, ha affermato che il settore dell'informazione, anche in Sardegna, sente la crisi come e più di altri. "E' auspicabile che la Regione, dopo alcuni interventi settoriali nel collegato alla finanziaria del 2011, arrivi in tempi ragionevoli ad una nuova disciplina organica della materia, indispensabile sia per le nuove figure associative che interessano la categoria degli operatori dell'informazione, sia per far entrare a pieno titolo nell'ordinamento regionale le nuove forme dell'editoria, come quella on-line". Red.