"Con questa operazione che è di rigore, di equità e di crescita, io ho chiesto agli italiani molti sacrifici, ma l'alternativa non era andare avanti come se niente fosse senza i molti sacrifici. Ma era il rischio, molto concreto, che lo Stato non potesse più pagare, che gli stipendi non potessero più essere pagati, che le pensioni non fossero più pagate. Non abbiamo da guardare molto lontano: la Grecia è la rappresentazione di che cosa sarebbe potuto accadere in Italia". Del resto, "guardando l'andamento degli spread inseguivamo la Grecia a tre mesi di distanza". Lo ha affermato il presidente del Consiglio Mario Monti, intervistato da Bruno Vespa a 'Porta a porta'.
Sulla sua partecipazione alla trasmissione di Rai uno Monti ha voluto chiarire che "non sono qui per far piacere a lei ma come dovere di spiegazione di fronte ai cittadini".
La misura più sofferta della manovra? "Nessuna e tutte", risponde Monti. Poi si corregge: "No devo essere più sincero. Quando abbiamo capito che occorreva chiamare a contribuire i pensionati, anche quelli con livelli molto bassi, appena superiori alla fascia minima, be', lì siamo stati molto in difficoltà". Ed è in quel momento, aggiunge, "che abbiamo deciso di chiamare a contribuire" coloro che avevano usufruito dello "scudo fiscale".
E sulle possibilità tecniche del prelievo sui capitali 'scudati' previsto dalla manovra ha assicurato che "è possibile e sarà fatto". Si tratta di capitali "anonimi ma presso banche e istituzioni finanziarie. Pensiamo di farcela".
Sulle proteste annunciate dai sindacati dopo la presentazione della manovra, Monti si è mostrato comprensivo: "In questo Paese ci sono stati scioperi generali per molto meno. Capisco le reazioni ma invito a considerare cosa sarebbe successo, anche al mondo dei pensionati, senza questa azione". Il presidente del Consiglio si dice certo che "gli italiani capiranno, ma noi dovremo spiegare queste decisioni".
Quanto alla possibilità di emendamenti in tema previdenziale Monti è stato chiaro: "Il Parlamento è sovrano, ma il tempo è poco e il margine di flessibilità pochissimo". In ogni caso "è prematuro affermare" che sarà necessario porre la fiducia sulla manovra. "Più importante è quello che ho spiegato sulla finalità nel tempo" della manovra, da approvare "in tempi brevi e senza modificarla molto".
"Saremo in Parlamento con occhi e orecchi spalancati - assicura il premier - ma se la caratteristica di questa pesante e grande operazione di politica economica e sociale è quella di costruire un carico bilanciato, secondo noi verso un concetto di equità, io, come presidente del Consiglio ma anche come ministro dell'Economia e delle finanze, non posso soddisfarmi se mi si dice ti cambiamo il contenuto purché il saldo non cambi". "Dico - aggiunge Monti - cerchiamo di non modificare quella distribuzione dei carichi che abbiamo fatto con molta attenzione", anche se "non abbiamo concertato perché non c'era tempo, ma abbiamo ascoltato molto le parti sociali e i partiti politici". E a Bruno Vespa che gli chiede se modifiche sull'Ici e sulle pensioni potrebbero comportare un intervento sull'aumento delle aliquote Irpef, Monti risponde: "Sì, lei è più ministro dell'Economia di me in questo momento".
Il premier rimarca la decisione del governo di non aver voluto alzare le aliquote dell'Irpef ''contrariamente a indiscrezioni che si erano diffuse quasi universalmente, e non le alzeremo". Perché "se le tasse si aumentano su chi produce, sia il lavoro sia l'impresa, si scoraggia la produzione e si rende poco competitivo il prodotto italiano: perché non gravare un po' di più con le tasse sulla ricchezza che esiste a seguito della produzione passata? In tutto il mondo avviene così".
Sul ritorno dell'Ici però è netto: "La prima casa è una cosa importante per la vita economica, sociale e psicologica dei cittadini", ma "la casa è anche una cosa che consuma risorse pubbliche, perché ci vogliono delle infrastrutture intorno alle case, le città costano. In tutti i Paesi la casa, anche la prima casa contribuisce al mantenimento dei servizi pubblici".
Quanto all'ennesimo aumento dei carburanti secondo il premier è stato "indispensabile per le esigenze del trasporto pubblico locale".
Parlando della futura riforma del mercato del lavoro, Monti assicura che ci sarà il confronto con le parti sociali. "La concertazione è essenziale. Certe riforme del welfare" non possono vedere la luce "senza un negoziato con le parti sociali".
Sul potere sempre maggiore dei mercati sugli Stati sovrani, il Professore ammette: "I mercati sono bestie feroci, utili ma sbilanciate". "L'Italia e tanti altri Paesi - spiega il presidente del Consiglio - sono arrivati ad accumulare troppo debito pubblico, perché dopo la nascita dell'euro i mercati si erano assopiti, addormentati per 8-9 anni" senza "più distinguere la qualità dei titoli" dei diversi Paesi. "Poi di colpo si sono svegliati e adesso sono imbizzarriti". "Noi lavoriamo per i cittadini e non per i mercati - tiene a precisare - ma dobbiamo tenere conto dei mercati, sennò arrivano schiaffi formidabili ai cittadini, al nostro benessere e alla nostra stabilità. Però credo che la politica, se coordinata a livello europeo o anche mondiale, possa avere il meglio dai mercati senza doversi inginocchiare". Ci sono rischi di speculazione?, chiede Vespa. "C'è una certezza di speculazione", risponde secco il Professore. ''Dobbiamo domare i mercati, ma non demonizzarli''.
"Le prossime iniziative riguarderanno lo sviluppo, le liberalizzazioni, misure che non chiedono sacrifici ma modificano la struttura per togliere ingessature alla nostra economia" ha detto ancora Mario Monti a Porta a Porta.
Le donne nella mia famiglia hanno sempre avuto un rapporto particolare con la politica. Mia madre mi ripeteva sempre un motto: 'alla larga dalla politica'. E io sono
stato sempre fedele a quel motto, ma a un certo punto la politica è venuta da me...anzi la tecnica, perchè il mio è un governo tecnico". Ospite a Porta a porta, Mario Monti riflette così sulle ricadute familiari dell'incarico che ha appena ricevuto come capo del governo.
"Mia madre mi ha incoraggiato ad accettare la nomina di commissario euroopeo a Bruxelles, dicendomi che era meglio andarci da Milano sennò nei prossimi anni magari ti chiamano a Roma, mi diceva - continua il presidente del Consiglio - Mia moglie mi sostiene anche se non è interamente contenta degli orari che faccio e che purtroppo faccio fare ai miei colleghi".