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Ance Sardegna : mentre calano del 36% nell’ultimo triennio gli investimenti in infrastrutture, nel 2011 aumentano in media di 8 mesi i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione per opere già eseguite.

Introdotto nell’ordinamento italiano nel 1999 come strumento di controllo dell’indebitamento netto degli enti locali, il Patto di Stabilità a causa

dell’irrigidimento degli ultimi anni, si è trasformato in un pericoloso limite della capacità di investimento delle Regioni, delle province e dei comuni che si vedono bloccati nella possibilità di emettere i pagamenti alle imprese, anche per opere già eseguite. Un vortice che rischia di risucchiare l’intero sistema delle costruzioni e di minare l’esistenza stessa delle imprese già messe a dura prova dalla stretta creditizia operata dalle banche e da un calo degli investimenti in infrastrutture, pari nell’isola ad un meno 36% nell’ultimo triennio.

Quest’anno sono aumentati i ritardi nei pagamenti, in media calcolati in 8 mesi  con punte che in diversi casi sfiorano i due anni.

La causa dei tempi troppo lunghi di attesa per le imprese, già in agonia, dipende per il 71% dei costruttori Ance dal Patto di Stabilità interno.

Le prospettive non sono rosee se si considera che nel triennio 2012-2014 si potrebbe sviluppare un ulteriore irrigidimento delle condizioni del Patto per un importo  stimato su base nazionale pari a 6,4 miliardi di euro nel 2012 e in complessivi  23,6 miliardi nel triennio.

Se il patto di Stabilità interno in Italia interessa il 30% dei comuni, in Sardegna riguarda il 17% degli enti locali ma già a partire dal 2013 la forbice si amplierà fino a comprendere anche i comuni con 5000 abitanti e quelli tra i 1000 e i 5000 nel 2014. Per limitare gli effetti negativi, molte regioni sono corse ai ripari attraverso la  “regionalizzazione del Patto”, una soluzione improntata all’efficienza che ne ridistribuisce il carico tra i vari enti locali di una stessa regione. Questo consente di liberare risorse a costo zero, far aumentare la capacità di spesa, sbloccare i pagamenti per opere pubbliche e una maggiore sostenibilità degli interventi infrastrutturali nel tempo. Nel 2011, secondo quanto rivela un’indagine dell’Ance, i due terzi delle regioni (13 su 19), hanno utilizzato lo strumento della regionalizzazione per un totale di 1.155,5 milioni di euro. Circa la metà di questo importo è relativo al Piemonte e al Lazio. Sempre quest’anno, molte regioni sono intervenute cedendo quote di Patto di Stabilità e hanno ridotto i pagamenti con la finalità di sbloccare le risorse degli enti locali.

Questo intervento chiamato “compensazione verticale” ha permesso di liberare circa 1.085,4 milioni di euro di pagamenti degli enti locali (400 milioni nel 2010 e 259 nel 2009). La “compensazione orizzontale” (utilizzata solo da 8 regioni), ha consentito di sbloccare circa 70,1 milioni di euro.

La Sardegna che ha scelto di applicare la modalità verticale, ha liberato 24,8 milioni di euro nel 2010 e 50 milioni quest’anno, ma di contro la nostra regione ha visto peggiore la situazione generale dei propri pagamenti per lo stesso importo.

“Le esperienze positive riscontrate in Piemonte e nel Lazio, che hanno saputo combinare la compensazione verticale con quella orizzontale  - spiega il presidente dell’Ance Sardegna Maurizio De Pascale - ci inducono a sollecitare l’applicazione della compensazione mista della regionalizzazione del Patto anche nella nostra isola. Oltre ad un mix tra i due modelli - prosegue De Pascale - sono urgenti interventi normativi capaci di rafforzare la regionalizzazione anche attraverso l’introduzione di coefficienti  premianti, di incentivi e di sanzioni. Per rendere più efficace il provvedimento - concule il numero uno dell’Ance Sardegna  -  sarebbe anche  opportuno attivare un sistema di monitoraggio costante della spesa degli enti locali”. Com