Continuano al largo di Carovigno, in Puglia, le ricerche dei dispersi dell'ultima tragedia dell'immigrazione. Una barca a vela partita dalla Turchia con a bordo decine di migranti in gran parte afghani e cingalesi si è infatti incagliata sulla costa adriatica nei pressi di Torre Santa Sabina, a nord di Brindisi.
La barca a vela era partita dalla Turchia cinque giorni fa. Il viaggio della speranza è proseguito con tranquillità solo apparente. Il piccolo natante avanzava a fatica con un carico di 75 passeggeri più l'equipaggio. Nei giorni scorsi il mare Adriatico è stato sferzato dallo scirocco, che è sinonimo di acque quiete e condizioni ideali di navigazione. Ma nella mattinata di sabato il vento è girato a maestrale, ovvero vento forte da nord-ovest, mare agitato, onde e marosi. I problemi sono cominciati allora.
Sul posto si sono recati per i soccorsi i mezzi navali della Capitaneria di Porto di Brindisi, dei carabinieri, della Guardia di Finanza, vigili del fuoco e polizia. Un elicottero AB412 delle fiamme gialle ha perlustrato dall'alto per tutta la notte la zona del naufragio. La ricostruzione degli eventi e del bilancio dunque non è semplice. In un primo momento gli abiti dei migranti che galleggiavano sul mare mosso antistante la scogliera di Carovigno avevano fatto pensare ad una vera e propria strage. Pare non sia così, ma il numero delle vittime potrebbe ugualmente salire.
I 39 superstiti accuditi dai soccorritori non hanno fornito spiegazioni su dove possano essere finiti i 33 dispersi. Ma le forze dell'ordine confermano che molti di loro si sono allontanati a piedi dal luogo dell'incidente non appena la barca ha toccato terra. Gli immigrati sono tutti uomini; tra loro vi sono quattro minorenni. Sono complessivamente in buone condizioni, solo due di loro sono stati ricoverati nel vicino ospedale di Ostuni per fratture, e sono stati accompagnati nel centro di accoglienza di Restinco.