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Indagini su Enav e Finmeccanica

 

"Io sono stato certamente parte del sistema di corruzioni esistente in Enav, per conto di Selex, società gestita da noi di Finmeccanica, ma non ho mai realizzato direttamente provviste, ne consegnato denaro ai fini corruttivi: non era il mio ruolo e non ho fatto questo, tranne un episodio". La verità di Lorenzo Cola, "consulente globale" di Finmeccanica, ex braccio destro del presidente Pier Francesco Guarguaglini (che oggi ammette "con rammarico di aver fatto un grave errore di valutazione"), già condannato a 3 anni e 4 mesi, sono contenute in una decina di interrogatori resi ai Pm di Napoli e Roma. 

"Sapevo e certamente partecipavo a un sistema che prevedeva la remunerazione" di esponenti politici e manager, confessa Cola il 24 agosto scorso. E sembra non fosse il solo. Il consulente, infatti, in più interrogatori sostiene che anche Marina Grossi, ad di Selex (e moglie di Guarguaglini) riconfermata oggi, sapeva. E che pure il marito, il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, 'autorizzava' queste operazioni. 

"Il sistema delle sovraffatturazioni - afferma Cola - ha origine almeno dal periodo Prudente", l'allora direttore di Alenia, poi diventata Selex. "E' continuato successivamente e certamente l'ing. Grossi ne era al corrente". "L'ing. Grossi - aggiunge - sapeva anche che con le disponibilità extracontabili venivano pagati i vertici di Enav per l'assegnazione dei lavori a Selex". Cola prosegue: "Si parlava con l'Ad Grossi del fatto che per lavorare in Enav occorreva pagare tangenti. È un sistema che lei ha ereditato e che ha continuato a realizzare. Con me, in particolare, ne ha parlato in un'occasione specifica, dicendomi: 'con questi di Enav è molto difficile lavorare, ogni cosa bisogna pagare'. Io risposi: 'occorre fare come faceva Prudente'. Peraltro, negli ultimi tre anni la Grossi non poteva davvero lamentarsi, perché ha ricevuto un sacco di lavori per effetto della circostanza che il sistema così costruito pagava tangenti attraverso le sovraffatturazioni".

Un sistema illecito di cui, dice Cola nell'interrogatorio del 9 dicembre 2010, "Guarguaglini non aveva contezza". Salvo poi cambiare versione in successivi verbali, come in quello dell'1 settembre 2011, quando i magistrati gli chiedono di sapere se il presidente di Finmeccanica fosse a conoscenza dei pagamenti di Lorenzo Borgogni "all'on. Bonferroni". "Guarguaglini - spiega Cola - autorizzava tali operazioni. Non caso per caso: Borgogni aveva un'investitura ad effettuare questo tipo di operazioni per conto del gruppo da parte di Guarguaglini". Anche dell'operazione relativa alla barca di Milanese, "era al corrente". “Nelle nostre discussioni - aggiunge - tale attività di sovrafatturazione e di pagamento di tangenti veniva definita: 'fare i compiti' “. 

A Bonferroni, "espressione dell'Udc" (ma il partito nega), "agli inizi del 2008" - racconta Cola - sarebbero stati dati "300-350.000 mila euro in contanti", provenienti "da sovrafatturazioni di società che lavoravano con Selex". E' "l'unico episodio" in cui Cola avrebbe personalmente consegnato i soldi a Lorenzo Borgogni, che si occupava "delle relazioni istituzionali, intese anche come erogazioni di somme di denaro". "In sintesi - afferma il consulente di Finmeccanica - Borgogni mi aveva fatto la richiesta di denaro, io la girai a Iannilli (commercialista arrestato - ndr), che preparò il contante e me lo fece trovare in busta sulla mia autovettura, guidata dal mio autista... Io raggiunsi l'ufficio di Borgogni, dentro vi trovai due persone una delle quali mi venne presentata da Borgogni come il Bonferroni, cui venne consegnato il denaro. In seguito ho verificato effettivamente che la persona in questione era Bonferroni". Cola aggiunge di non essere in grado di dire se all'epoca questi fosse membro del Parlamento, ma "per noi del gruppo, Bonferroni era espressione dell'Udc. Credo ancora tesserato dell'Udc e comunque per noi costituiva un riferimento politico preciso". 

Tra i politici e manager "remunerati dal sistema", a detta del "consulente globale" , c'è Ilario Floresta, ex deputato di Forza Italia, "nella sua qualità di componente del Cda di Enav, perché le sue determinazioni fossero favorevoli a Finmeccanica-Selex". Di Floresta, dice Borgogni ai Pm, "feci assumere la figlia in una delle societa' del gruppo". C'è poi "l'on. Bonferroni, espressione dell'Udc", al quale "agli inizi del 2008" sarebbero stati dati "300-350.000 mila euro in contanti", provenienti "da sovrafatturazioni di società che lavoravano con Selex". E' "l'unico episodio" in cui Cola avrebbe personalmente consegnato i soldi a Lorenzo Borgogni, che si occupava "delle relazioni istituzionali, intese anche come erogazioni di somme di denaro".

"In sintesi - afferma il consulente di Finmeccanica - Borgogni mi aveva fatto la richiesta di denaro, io la girai a Iannilli (commercialista arrestato), che preparò il contante e me lo fece trovare in busta sulla mia autovettura, guidata dal mio autista... Io raggiunsi l'ufficio di Borgogni, dentro vi trovai due persone una delle quali mi venne presentata da Borgogni come il Bonferroni, cui venne consegnato il denaro. In seguito ho verificato effettivamente che la persona in questione era Bonferroni". Cola aggiunge di non essere in grado di dire se all'epoca questi fosse membro del Parlamento, ma "per noi del gruppo, Bonferroni era espressione dell'Udc. Credo ancora tesserato dell'Udc e comunque per noi costituiva un riferimento politico preciso".

Riguardo al potere di nominare il Cda di Enav, Cola spiega che questo formalmente spettava al Ministero dell'Economia, ma "sul piano sostanziale la nomina era il frutto di una precisa ripartizione politica". "In concreto - dice l'ex consulente di Finmeccanica ai Pm - nella prima fase, ossia tra il 2001 e il 2002, vi era un cosiddetto tavolo delle nomine o laboratorio all'interno della maggioranza, composto da Brancher, Cesa, Gasparri o La Russa e un uomo della Lega - che cercava di comporre gli equilibri politici ai fini delle nomine, ancorché non sempre le indicazioni derivate da questo luogo politico venivano eseguite". Quanto ai "riferimenti politici" dei vari soggetti che si sono succeduti nel tempo al vertice di Enav, aggiunge Cola, "Pugliesi (l'Ad agli arresti domiciliari) è stato sempre in quota Udc, originariamente riferibile a Baccini. Devo aggiungere che dentro Finmeccanica il riferimento è Bonferroni, deputato ancora ora confermato nel ruolo di Cda di Finmeccanica Holding". 

Ma "nell'ultima tornata di nomine" per l'Enav, "fui messo a conoscenza - dice in un altro interrogatorio Cola - che il ministro Matteoli aveva ottenuto un accordo con Tremonti per il quale avrebbe potuto lui decidere le presidenze delle società”. Da qui l'interesse di Pugliesi ad "ingraziarsi" Matteoli. Cosa che avrebbe fatto, sostiene sempre Cola, attraverso "l'operazione Optimatica", società che avrebbe poi assunto un parente del ministro. 

'Fondi neri' arrivati al Pdl direttamente da uno degli uomini più importanti di Finmeccanica, quel Lorenzo Borgogni che si è autosospeso dal ruolo di responsabile delle relazioni esterne della società e che sta collaborando con gli inquirenti: la procura di Roma, depositando le carte sull'inchiesta Enav, svela nuovi elementi di quello che i magistrati ritengono essere un sistema di favori e appalti, che sta rischiando di sprofondare Finmeccanica e le sue controllate. Un sistema "lottizzato", lo definisce la procura di Roma, in cui c'è spazio "anche per i partiti di opposizione", come hanno confermato "tutti i soggetti", dunque indagati e testimoni, "che hanno reso dichiarazioni in ordine ai criteri di nomina nei ruoli apicali" delle società del gruppo.

E proprio Borgogni, in questo quadro, ha un ruolo fondamentale che giustifica secondo il Pm Paolo Ielo la richiesta d'arresto nei suoi confronti, respinta però dal gip Anna Maria Fattori che ha invece accolto quella per l'Ad dell'Enav Guido Pugliesi, per il dirigente di Selex Manlio Fiore e per il commercialista Marco Iannilli. Per questi ultimi due si terranno domani, nel carcere di Regina Coeli, gli interrogatori di garanzia, mentre Pugliesi, ai domiciliari, sarà sentito giovedì.

Dunque, sostiene la procura, Borgogni era l'uomo che per Finmeccanica si occupava delle "contribuzioni illecite al sistema dei partiti". E a conferma di ciò c'è una telefonata del 21 settembre dell'anno scorso tra lo stesso Borgogni con un certo 'Marco' in cui quest'ultimo afferma che "mi ha chiamato Filippo, dice che su, su quel discorso che facciamo ogni anno della loro offerta di partito a Milano...beh, del Pd, credo sia una cosa del Pdl, no? Dice che te ne ha parlato a te pure?". Borgogni nega ma Marco insiste: 'su Milano...lui mi ha detto anche che gli hai indicato che non volevi comparire come Finmeccanica ma come una società esterna". A quel punto, Borgogni prima gli dice "vabbè, se ne parla quando torni dai" e poi, di fronte alle insistente dell'interlocutore ("lui dice sto all'ultimo, con l'acqua alla gola"), fa capire di non gradire: "Dai Marco maremma puttana Marco". "Il tenore di tale telefonata appare essere inequivoco - scrive il Pm - Si tratta di una contribuzione al Pdl, che rischia di essere confusa con una contribuzione al Pd, palesemente illecita in ragione del fatto che deve essere effettuata con una società esterna". Illegalità che "che emerge anche dalla reticenza e dal fastidio manifestati nella conversazione da Borgogni, il quale evidentemente sa, o presume, di essere intercettato".

Accuse che, ricorda il suo legale Stefano Bortone, "sulle quali si poteva facilmente far chiarezza e che non hanno convito il Gip". L'avvocato, però, conferma la collaborazione del suo cliente: "manterrà - dice infatti - l'atteggiamento di estrema lealtà processuale finora serbato, rispondendo ad ogni autorità giudiziaria che allo stesso intenda rivolgersi per qualsiasi chiarimento inerente l'attività svolta e l'incarico finora ricoperto".

Le indagini sull'assegnazione degli appalti Enav senza gara ed il meccanismo delle sovrafatturazioni della Selex hanno comunque determinato una certa agitazione, all'interno dell'Ente ma anche nella galassia Finmeccanica. Ne e' testimonianza un'intercettazione ambientale nella quale Giampaolo Pinna, responsabile della funzione Audit dell'Enav (indagato), si rivolge cosi' a Pugliese, parlando del pm Ielo, titolare del fascicolo: quello pensa di fare il milanese, "ma a Roma le cose si fanno alla romana". "O si calma - questo ancora il tenore della conversazione - o lo calmano". Non è dato sapere cosa ha risposto Pugliesi, mentre si sa che l'Ad di Enav avrebbe ottenuto per se circa 600mila euro, la metà dei quali sarebbero dovuti andare al 'suo' partito, l'Udc. Lo mette a verbale il commercialista Iannilli, sostenendo che fu proprio lui a consegnare a "Di Lernia 300mila euro, su indicazione di Cola". Soldi che facevano parte "dell'acconto dovuto a Pugliesi, complessivamente 600mila euro, la cui quota parte, nella misura di 300mila euro, avrebbe dovuto essere consegnata al partito di riferimento di Pugliesi, l'Udc". E quando i Pm gli chiedono perché non avesse riferito prima questo dettaglio, Iannilli risponde così: "avevo detto che il Pugliesi era uomo dell'Udc, avevo detto che i soldi erano a lui destinati, mi sembra di aver enunciato il concetto".