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Ance Sardegna: le aziende di costruzioni sarde al collasso.

Tempi duri per le imprese di costruzioni sarde, che oltre a dover fare i conti con le difficoltà di accesso al credito e con la crisi di liquidità degli istituti finanziari, a  partire dal marzo 2012 vedranno di nuovo incombere la scure del Patto di Stabilità che in anticipo di un mese rispetto al 2011, bloccherà i pagamenti della pubblica amministrazione anche per le opere già eseguite.

“Non possiamo morire per i troppi crediti  - afferma il presidente dell’Ance Sardegna Maurizio De Pascale - per dare linfa vitale ad un settore che rischia l’asfissia, non è sufficiente approntare delle contromisure tecniche, occorre implementare nuovi progetti in grado di far ripartire l’economia. Ne è un esempio il Galsi che permetterà di approvvigionare l’isola con 8 miliardi di metri cubi di gas naturale a patire dal 2014 - prosegue il numero uno dei costruttori di Confindustria - un’opportunità da non farsi sfuggire soprattutto a fronte di un rincaro del 40% registrato nell’energia venduta questo anno nell’isola rispetto al 2010”.

“Se si considera che il sistema energetico sardo dipende per il 94% da fonti esterne petrolio (77%) e dal carbone (23%) e che il 44% dell’energia è assorbita dal settore industriale (metallurgico e raffinazione), dal settore terziario e residenziale (13%) e dai trasporti (29%) - sottolinea  l’Ance Sardegna - è facile comprendere che dal metano potranno derivare importanti ricadute economiche. Già a partire dal 2020 quando si prevede entrerà a regime il sistema con circa 500.000 famiglie allacciate alla rete, si stima un risparmio pari a 270 euro all’anno nella bolletta elettrica di ogni nucleo familiare.

Il settore industriale - fanno notare i costruttori Ance - potrebbe beneficiare di una riduzione di costi pari a 200 milioni di euro annui ed entro il 2020 si potrebbe conseguire un risparmio totale (famiglie, servizi e industria) pari a circa 500 milioni di euro annui che potrebbero essere immessi nel sistema. Da non trascurare le immediate ricadute occupazionali. Per la prima fase di costruzione del metanodotto si stima l’impiego di 3500 addetti destinati a crescere nelle fasi di installazione e vendita di apparecchi e impianti legati all’uso del gas. Altri 2000 lavoratori - concludono i costruttori - potrebbero essere necessari per la manutenzione delle reti e degli impianti”. Com