Mario Monti incassa anche la fiducia a Montecitorio, con un altro record di voti (556 voti a favore, appena 61 contrari). Ma il premier già pensa al futuro e annuncia a breve misure poco "gradevoli" per i cittadini, spiegando però che a fare i maggiori sacrifici sarà chi finora ha dato meno. Con la politica il Professore e' molto attento a dosare bene bastone e carota. Spiega che cercherà il consenso "più ampio possibile", ma anche che in caso di fallimento saranno i partiti politici ad essere giudicati dai cittadini.
La giornata del presidente del Consiglio inizia prestissimo: in mattinata va a Fiumicino per salutare il papa in partenza per il Benin. Poi raggiunge la Camera dove lo attende il voto di fiducia. Nel suo intervento appare più disinvolto dei giorni successivi. Abile nel lanciare affondi senza perdere il rinomato aplomb. Come quando ad inizio discorso ringrazia Silvio Berlusconi per il senso di responsabilità con il quale ha contribuito alla successione. Il Cavaliere però non è ancora in Aula e questo sottolinea ancor di piu' la sua assenza. Monti ringrazia anche Gianni Letta, che assiste dalla tribuna, con un deferente leggero inchino.
Il Professore, con i suoi appunti, replica punto su punto alle obiezioni mosse da alcuni esponenti politici. Alla Lega dice che non c'e' alcuna contraddizione fra federalismo e coesione territoriale. E nel farlo sottolinea di essere del Nord, lombardo e varesino.
Sempre con toni pacati, si toglie anche altri sassolini dalle scarpe. Risponde a chi lo accusa di essere piegato ai 'poteri forti": illazioni "offensive", dice ricordando il suo passato quando da commissario Ue per l'Antitrust blocco la fusione tra i supergiganti Usa General Electric e Honeywell, "nonostante fosse intervenuto il presidente degli Stati Uniti", e beccandosi la definizione di "Saddam Hussein del business", attribuitagli dall'Economist. Ne ha anche per Silvio Berlusconi che più volte ha fatto capire di poter affossare il governo quando vuole: "Vi sarei grato se non fosse usata l'espressione 'staccare la spina': non ci consideriamo un apparecchio elettrico", ironizza il Professore.
Torna serio invece quando arriva al nocciolo della questione: il rapporto con le forze politiche. "Non vi chiedo una fiducia cieca, ma una fiducia vigilante", premette diplomaticamente l'ex presidente della Bocconi. Ma poi affonda il colpo: "La fiducia in noi è anche una fiducia verso di voi" e farla mancare "avrebbe conseguenze sulla fiducia dei cittadini verso la politica". Insomma, è il monito, i giudici ultimi saranno gli elettori.
Con quest'arma chiede il sostegno di tutti perché "a breve" ci saranno "decisioni non facili o non gradevoli" da prendere e sarebbe bene che i partiti "deponessero le armi". Un compito "quasi impossibile, ma - aggiunge - ce la faremo". Monti conferma di voler arrivare a fine legislatura. Ma il come non è scontato. Con alcuni ministri, è stato chiaro: la partita si gioca nei prossimi mesi e sarà decisiva. I sacrifici non mancheranno, e molto dipenderà anche dalla comunicazione: ecco perché ha chiesto massimo senso di responsabilità: non parlate di cose che esulano dalla rispettiva competenza e soprattutto non farlo a mercati aperti.
In conferenza stampa, però, appare sereno: ci tiene ad annunciare la trilaterale con Merkel e Sarkozy: nel club franco-tedesco, dice, l'Italia è intenzionata a rimanere per risolvere la crisi. Ma senza cambiare lo statuto della Bce, afferma, spiegando che a suo giudizio va bene così com'è. La strada però è impervia. Se Berlusconi sembra rinfoderare la spada, Umberto Bossi dice quello che molti parlamentari sussurrano: "Monti cadrà quando la gente si incazzerà...". Il rischio, nonostante gli auguri e i buoni auspici di tutti (dal Papa a Napolitano), secondo alcuni esponenti della nuova 'maggioranza' potrebbe essere proprio questo: Che la luna di miele finisca presto.