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Spread impazziti, il Giappone: Merkel faccia qualcosa

Parte in quarta, anche oggi, lo spread fra i Bund e i Bonos spagnoli a 10 anni: dopo la chiusura di ieri a 459 punti, i titoli di Madrid sono balzati a 502 punti tornando per la prima volta da settimane a un livello superiore a quello dei Btp italiani, risaliti a 501 punti.

L'avvitamento su scala europea dei problemi del debito, iniziato ormai mesi fa con le crisi di Grecia, Irlanda e Portogallo, diventa preoccupante anche oltre Atlantico, in America, e in estremo Oriente, in Giappone: la crisi finanziaria potrebbe offuscare la crescita globale con conseguenti rischi per la ripresa dell' economia nipponica, che si sta ancora riprendendo dal terremoto, dello tsunami e dall'incidente nucleare dell'11 marzo. Anche oggi la Borsa di Tokyo chiude in ribasso. Il Nikkei, l'indice dei 225 titoli guida, cede infatti l'1,23% attestandosi a 8.374,91 punti, il livello più basso in quasi due mesi.

Il ministro delle finanze giapponese ha chiesto alla Germania di prendere l'iniziativa in Europa per creare un "firewall" contro il contagio della crisi del debito sovrano: "E' importante che la Germania svolga un ruolo centrale nella creazione di un solido piano di finanziamento che potremmo considerare come un firewall", ha detto Jun Azumi, stamattina, in conferenza stampa. Azumi ha espresso preoccupazione per l'aumento dei tassi obbligazionari in Italia e Spagna e ha detto che è “urgente" un'azione per impedire che la situazione peggiori.

Nel terzo trimestre il prodotto interno lordo della terza economia del mondo è
salito dell'1,5% trimestrale, la stessa crescita del primo trimestre dello scorso anno. ma un andamento più debole delle esportazioni giapponesi può frenare questa ripartenza.

Un altro motivo di ansia per Tokyo è che la crisi del debito del Vecchio Continente contribuisce ad aumentare il costo dello yen, ritenuto un "rifugio sicuro" dagli investitori in tempi di crisi. I costi di questa notevole forza della valuta aumentano i costi dei prodotti realizzati in Giappone e hanno ridotto il valore dei redditi dall'estero degli esportatori giapponesi, un dato che alla fine pesa sulla crescita. 

Il secondo più grande detentore di valuta estera al mondo dietro la Cina, proprio il Giappone, ha investito 2,975 miliardi di euro dall'inizio dell'anno in obbligazioni emesse dal fondo di sostengo della zona euro (efsf). Ha comprato circa il 20% dei titoli proposti nelle prime tre emissioni di questo fondo e una quota ridotta al 10% nell'ultima asta lanciata il 7 novembre.