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I lavori del Consiglio regionale – Caso Equitalia, Bruno (Pd): “Il presidente Cappellacci non capisce gravità della situazione”.

Proseguono i lavori in Consiglio regionale di questo pomeriggio, nel corso dei quali è stata illustrata la seconda mozione, la n. 129, sull'emergenza fiscale in Sardegna.

Il primo firmatario, Mario Bruno (Pd), ha evidenziato come le aziende sarde indebitate con il Fisco ammontavano, al 31 dicembre 2010, a 64.104 su un attivo di 160.000 imprese presenti sul territorio, ossia il 40 per cento delle stesse era gravata da debiti verso l'erario, per un totale di tre miliardi e mezzo di euro, con 2.351 aziende sarde non sono riuscite a fronteggiare la pressione fiscale e sono fallite. "Il presidente Cappellacci - ha affermato Bruno - non capisce la gravità del problema". L'esponente del Pd ha chiesto un intervento immediato e urgente per la gravissima situazione di crisi della Sardegna. Per Bruno è "necessario rivedere assolutamente i meccanismi sanzionatori e le procedure di riscossione, che oggi appaiono insostenibili e amplificano fino alla paralisi il peso delle imposizioni sulle imprese, le difficoltà generalizzate di accesso al credito e quelle create dai ritardi di pagamento dei grandi committenti e in particolare dalla pubblica amministrazione, generano un effetto domino deleterio per la liquidità delle aziende, ed occorre un urgente sostegno da parte delle istituzioni nazionali e regionali a favore dell'intero sistema produttivo isolano messo a dura prova dall'emergenza fiscale, ponendo la questione Sardegna al centro delle trattative negoziali fra Governo e Regione".

Claudia Zuncheddu (Indipendentistas) ha illustrato la mozione 153 in cui viene impegnato il presidente Cappellacci e la Giunta affinché "provvedano per il caso in oggetto all'applicazione dell'articolo 51 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna; esercitino, in tempi brevi e attraverso specifici provvedimenti istituzionali, la nostra sovranità, derivata dallo Statuto di autonomia, nei confronti dello Stato italiano, per la difesa della nostra economia, del diritto al lavoro e a una vita dignitosa per migliaia di imprese e famiglie sarde, altrimenti condannate alla disperazione sociale e ad una povertà certa; impongano allo Stato italiano il rispetto delle leggi costituzionali che regolano i rapporti tra esso e la Regione; impongano il riconoscimento dello stato di crisi". Non solo. Nel testo viene chiesto anche che "intervengano sulle presunte illegalità nelle prassi adottate da Equitalia e dall'Agenzia delle entrate in Sardegna; pongano in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle aziende, delle famiglie sarde e quindi di tutta l'economia dell'Isola; a pari dignità istituzionale con lo Stato italiano e nel rispetto della nostra sovranità, ricorrano allo Statuto speciale della Regione per adottare provvedimenti di urgenza atti a inibire e bloccare: l'aggravio di qualsiasi onere aggiuntivo, oltre che la sanzione omnicomprensiva, sul debito originale; l'automatismo del ricorso all'asta giudiziaria e il pignoramento della prima casa e dell'immobile, delle strutture e degli strumenti di lavoro e sostentamento dei cittadini; il superamento nel rimborso di un quinto del reddito accertato (anche in ossequio ai dettati costituzionali sul dovere a contribuire in base alle proprie possibilità e sul diritto a una vita dignitosa delle famiglie); chiedano che i debiti contratti dalle aziende sarde nei confronti dell'Agenzia delle entrate, dell'Inps e nella fattispecie di Equitalia, con relativi interessi spropositati e gli atti giuridici conseguenti, vengano bloccati, congelati e ricalcolati; chiedano la riapertura urgente della vertenza delle entrate e il ricorso alla Corte costituzionale". Red.