Ancora una giornata tutta in salita per Silvio Berlusconi. Il pressing dei partner europei, ed in particolare della presidenza francese del G20, torna a farsi sentire. E il capo del governo è nuovamente sulla difensiva, consapevole della debolezza di un governo che poggia su una maggioranza sempre più sottile. E il presidente del Consiglio è costretto a rassicurare che tutti gli impegni saranno mantenuti a costo di sfidare l'Aula con un pericoloso voto di fiducia.
Il Cavaliere fa di tutto per tranquillizzare sulla compattezza del governo. Scende appositamente dalla scaletta del volo di Stato che lo porta in Francia insieme a Giulio Tremonti. Il tutto a favore di telecamere. Anche palazzo Chigi sottolinea che sull'aereo il clima è cordiale e proficuo. Il Cavaliere e il Professore avrebbero perfino scherzato prima del decollo mimando due pugili pronti ad affrontarsi per poi salutarsi calorosamente.
Ma è difficile che un'ora scarsa in aereo abbia appianato distanze e contrasti che ormai nessun ministro nasconde più. Inoltre non è un mistero che Tremonti si sia opposto ad un decreto legge che al premier avrebbe fatto particolarmente comodo. Perché, come dice senza tanti giri di parole Nicolas Sarkozy, è tempo di passare dalle parole ai fatti.
"Abbiamo preso atto con interesse" delle misure varate dal governo italiano, spiega il presidente francese stando bene attendo a evitare ironie, "ma anche lui sa che la questione non Š il contenuto del pacchetto, ma se sarà applicato". Poi, forse memore delle critiche scatenate in Italia per il suo sarcasmo, aggiunge: "Ribadisco la mia fiducia nell'economia italiana, che è una delle più forti del mondo". Su Berlusconi, invece, nemmeno una parola.
Del resto, lontano dalle telecamere, l'inquilino dell'Eliseo e il presidente della Commissione Ue, spalleggiati da Angela Merkel, sono ancora più netti: le misure sono state concordate e vanno bene, ma il problema è la vostra credibilità, ammoniscono Sarkozy e Barroso, secondo quanto riferito da fonti europee. Anche plasticamente, l'Italia è sul banco degli imputati: Sarkozy e Merkel da un lato del tavolo, Berlusconi e Tremonti dall'altro.
Il presidente del Consiglio prova a rassicurarli: "l'Italia ha sempre onorato il proprio debito e ha sempre rispettato gli impegni europei e internazionali", ripete il Cavaliere, cercando di rassicurare i Grandi sulla solidità dei "fondamentali" dell'Italia. Ma sono argomenti che non convincono più di tanto, visto che Berlusconi è costretto a calare l'asso della fiducia sul dl stabilità è sul maxi-emendamento per rassicurare tutti sul fatto che gli impegni annunciati all'Ue saranno rispettati.
Il capo del governo delinea anche l'agenda dei lavori parlamentari: entro martedì o mercoledì l'emendamento sarà in Senato, per essere licenziato al massimo in 15 giorni. Un inedito, in un consesso internazionale. Berlusconi elenca anche gli interventi previsti: dismissioni, liberalizzazioni, pensioni, abolizione delle tariffe fisse, deregulation per le imprese. Annuncia infine di voler aprire una "trattativa" con i sindacati sulla riforma del mercato del lavoro.
Le parole di Sarkozy in conferenza stampa dimostrano che il tentativo riesce solo in parte: contano i fatti, ripete infatti il presidente del G20. Tutti sanno che c'è il serio rischio che Berlusconi non abbia più i numeri parlamentari per trasformare le promesse in realtà. Le notizie che arrivano dall'Italia sono allarmanti: deputati che lasciano il Pdl, lettere di malpancisti, minacce. La maggioranza si assottiglia sempre più fino a scendere pericolosamente sotto quota 315.
Il Cavaliere si informa e tiene la linea: in caso di crisi si va dritti al voto, anche a gennaio. Tanto che a via dell'Umiltà avrebbero già iniziato ad acquistare spazi per i poster elettorali. Ma molti, nel Pdl così come nel governo, iniziano a dubitare e temono di 'affondare' con il premier e con Bossi, anche lui determinato ad andare al voto in caso di crisi.
L'umore del Cavaliere, insomma, è plumbeo come il cielo che domina Cannes. Non a caso tiene un profilo bassissimo, scherza poco e resta piuttosto in disparte. L'unico sorriso glielo strappa Barack Obama che incontra nei corridoi dell'albergo: parlano di forma fisica e scherzano. Forse sarà l'unico bel ricordo di quello che - confida lui stesso - potrebbe essere il suo ultimo G20.





